Moretti: artigiano e carrozziere “fai da te”

Moretti: la storia del carrozzieri “juventino”

di Francesco Ragusa – Riproduzione riservata

La Moretti fabbrica automobili è nata soprattutto come carrozze­ria operante prevalentemente su meccaniche Fiat. Tuttavia in un primo momento lo scopo di Gio­vanni Moretti, fondatore della Casa, era in un certo senso analogo a quello di Dusio alla Cisi­talia: costruire vetture semplici basandosi su organi meccanici affidabili di provenienza Fiat.

Svolse questa sua attività paral­lelamente a quella di carrozziere tra il 1945 e il 1957, dedicandosi prevalentemente a vetture di pic­cola cilindrata, che riteneva più adatte a sfruttare il potenziale produttivo della sua fabbrica. Dopo il 1957, anno in cui la casa decise di concentrarsi solo sulla carrozzeria, vennero prodotti al­cuni esemplari unici, in cui la Moretti, oltre che sulla carrozzeria, intervenne anche sulla meccani­ca.

Si trattò di vetture prevalen­temente destinate alle competi­zioni. Visto il particolare rappor­to con la Fiat, che ha sempre for­nito organi meccanici e compo­nenti, la Moretti ha resistito a tut­te le crisi del settore, continuan­do ancora oggi con la realizza­zione della “Furgonetta” Moretti, basata sugli organi meccanici della Panda.

Ma la Moretti, oltre che realizzare vetture fuoriserie, approntò, per un certo periodo di tempo, una vera e propria vettu­ra di serie: negli anni tra il 1952 e il 1958 fu infatti prodotta la 750 Berlina, una vetturetta 2 porte, 4 posti, con circa 25-30 cv di po­tenza e una velocità di 120-130 Km/h: il disegno iniziale della vet­tura, dovuto a Giovanni Miche­lotti, subì nel tempo alcune modifiche. Il caso Moretti è tipico dell’uomo dalla tempra eccezio­nale, che deve il successo soltanto alla sua incomparabile energia e alla sua invitta perseveranza, sor­rette fin dalla giovane età da uno spasmodico desiderio di impara­re.

morettiMoretti: la sua storia

Nato a Reggio Emilia, non ebbe un’infanzia felice, e ad otto anni, alla morte del padre, co­minciò a lavorare. A sedici anni possiede soltanto la sua biciclet­ta, ma non esita a disfarsene per pagarsi il viaggio a Torino, dove arriva povero, ma ricco di un’in­domabile volontà. Trova lavoro presso la fabbrica di moto Elettra e quella che sembra una favola continua. Due anni dopo è già ca­pomotorista: per guadagnarsi ra­pidamente i ‘galloni” e mettere qualche soldo da parte, lavora in officina e corre in motocicletta.

Miracoli della tenacia, dell’inten­to, dell’innata tendenza ad orga­nizzarsi. Ma la sua meta è più alta; lavora di giorno alla Elettra, lavora di notte in una sua offici­netta che è riuscito a mettere su con i primi risparmi. Mangia e dorme nel retrobottega, ma ciò che è più straordinario, studia ac­canitamente, quasi furiosamen­te: non avendo tempo per frequentare la scuola, segue un cor­so per corrispondenza di dise­gnatore tecnico. Finalmente nel 1925 costruisce la sua prima moto, una 175: prestazioni ecce­zionali, prima vittoria l’anno dopo. Raggiunge la notorietà come costruttore, la popolarità come corridore.

morettiLa prima automobile

Nel 1927 la sua prima automobile, una due posti decappottabile, con motore po­steriore: e già avanguardia! Ormai ha una fabbrica, la produ­zione aumenta, si estende: fur­goncini (Moretti fu il primo a co­struire un motocarro a 3 ruote in più di mille esemplari), e, con­vinto assertore del motore elettri­co e della sua applicazione ali’ au­tomobile, si ingegna e costruisce tre autocarri elettrici e diversi pro­totipi di vetture, interessanti per le loro originali soluzioni tecni­che e stilistiche: è del 1939 una particolare “elettrovettura” a cin­que o sette posti (non vi ricorda qualcosa?) che somiglia alla su­ccessiva “Multipla” con un’autonomia di 100 Km, a 50 orari, e addirittura un cambio a cinque marce più retromarcia: anche quiin anticipo di mezzo secolo! La guerra è l’occasione per fare co­raggiosamente qualcosa di nuo­vo: l’automobile.

La Moretti “Cita”

Siamo nel 1945: nasce la Moretti “Cita” (che si­gnifica piccola), 2 cilindri ante­riore, 350 cc, 14 cv e 85 Km/h con un insieme di caratteristiche d’avanguardia. Fu prodotta in un centinaio di esemplari, fino al 1948. Segue, nel 1949, la 600 a quattro cilindri, una coupè quat­tro posti, un tema che sarà ricorrente nella sua produzione. E finalmente la 750, quella che sarà protagonista di percorsi memorabili: Algeri-Città del Capo, 17000 chilometri, da cui la vettura prenderà il nome “Alger-Le Cap”. Due piccole 750 sbalordiscono l’opinione pubblica internazionale, classificandosi al primo e al secondo posto di categoria. Ed ancora: Rally di tutti i continenti, nel quale due giornalisti, Piccoli e Albiero, partiti da Torino nel 1952, percorsero 120 mila chilometri, concludendo a Roma il raid nel 1955.

Le vittorie sportive della 750

Contemporaneamente e dappertutto, vittorie sportive della 750. Nel 1951 nasce infatti anche la versione 750 Sport, in cui telaio e motore sono solo Moretti, con distribuzione bilatero in testa che nel 1954 equipaggia addirittura una monoposto da competizione che, pilotata dall’americano McAfee, vince a Palm Spring, in California. Parliamo di ben cinque corse di seguito. Nel ’50, 051 e ’52 la Moretti partecipa ufficialmente  alla Mille Miglia, tagliandosi con le sue vetture sempre il traguardo. All’autodromo di Monza, il 28 ottobre 1952, una Moretti 750 si afferma su un lotto di ben 80 vetture di cilindrata superiore.

Al circuito  di Ospedaletti, sempre nel 1952, due 750 si classificano prima e seconda nella categoria sino a 1100. Anche un equipaggio femminile (Della Chiesa – Zambrini) su Moretti 750 Sport si classificò prima nella “Perla di Sanremo” nel 1953. Perfino alla 24 ore di Le Mans, le Moretti (in questo caso tre Sport iscritte dall’agente di Parigi, sign Fayer) non passano inosservate, vincendo la speciale classifica all’indice (di consumo).

morettiLa versione “Tour de Monde”

Altra vettura di grande successo commerciale è la 750 “Tour de Monde” del 1957, offerta nella versione berlina quattro porte, coupé e “quattro usi” (equiparabile alla moderna station wagon). Contemporaneamente esce una sportiva di maggiore cilindrata, la “1200 Gran Sport”. Una coupè con motore quattro cilindri da 80 CV. Nello stesso anno e in quelli successivi, la Moretti espone ai saloni di Torino e Ginevra diversi esemplari di elaborazioni su meccanica Fiat 50; una in particolare suscita interesse.

Si tratta della “promiscua”: ha motore e trazione anteriore. Siamo nel 1959. Nella stessa occasione espone un’aggressiva sportiva, la “Golden Arrow”. Una 1500 bialbero con 120 CV. Le corse sono sempre nell’animo di Moretti. Una vettura da lui costruita vince addirittura il campionato italiano della montagna nella sua categoria: si tratta di una formula “junior”, su base 1100, di cui si costruirono diversi esemplari. Molti parteciparono al campionato appositamente ideato per questa formula addestrativa, comportandosi onorevolmente nel variegato campionato di realizzazioni più o meno artigianali.

L’attività carrozziera

Ma Giovanni Moretti, nella sua esperienza, non si culla nelle illusioni. Non si lascia conquistare dall’euforia dei trionfi sportivi. E’ un uomo positivo, mentre la 750 miete successi su tutte le strade. Moretti pensava realisticamente all’avvenire e così nel 1953-54 gettava le basi di un’attività car­rozziera.

La partecipazione ai sa­loni si fa più assidua e con conti­nuità si espongono esemplari unici e prototipi destinati alla pro­duzione, talvolta con meccanica elaborata, come nel caso della 2500 Spider con il motore della Fiat 2300 S, portato a 2454 cc e 170 cv, costruita anche in versio­ne coupè, che si ispira nel disegno della mascherina anteriore alla quasi contemporanea, bellissi­ma, Ferrari disegnata dal giova­nissimo Giugiaro per Bertone, il cui muso ricorda la bocca di squa­lo della 156 F.1. Questo modello rimane forse uno dei più riusciti stilisticamente. Del 1963 è una graziosa elaborazione su telaio Fiat 1100 denominata “Week-end”, una coupè 2 posti fast-back.

Ed ancora al salone di Ginevra del 1966 espone una filante Masera­ti 3500 GT. Può sembrare strano, ma la fine della Moretti come casa costruttrice la determinò la stessa Fiat, che le forniva i motori e i te­lai per le sue elaborazioni, pro­prio quando produsse la 600, che costava esattamente la metà del­la 750 Moretti, a parità di pre­stazioni. Una competizione che Moretti non poteva sostenere. Ed infatti le difficoltà non tardano a profilarsi.

Moretti e il rapporto con la Juventus

Fabbricare automobili diventa un impossibile miraggio. Moretti concentra la sua attività sulla sua nascente carrozzeria. Sembra incredibile, ma l’amore per il calcio salvò la Moretti! Che c’entra il pallone? Ebbene, è sem­plice: Moretti era stato uno dei pri­mi soci sostenitori della Juventus, ed è ancora oggi noto l’interesse dell “avvocato” per la squadra. Forse per questa “speciale racco­mandazione”, la Moretti ebbe an­cora l’incoraggiamento della Fiat, che continuò ad affidarle te­lai da carrozzare e vetture da ela­borare, a iniziare dall’anno 1959.

Oggi escono auto solo su telai o modelli Fiat personalizzati. La produzione in piccola serie vede nascere così tra l’altro la versione coupè della 124, le analoghe del­la 128, della 127 e perfino della 132. Quasi tutti i disegni sono del capo centro stile, l’italo-svizzero

Danny Brawand. Per una volta la sfera di cuoio non mandò … tutto  nel pallone! 

© Riproduzione Riservata
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo