Tre ore Notturna
Notizie - Pubblicato il 07 Settembre 2015 - 15:24
Tratto da Sicilia Motori – Anno V – n. 7 (132) Luglio 1992
Nove anni di novità per la Sicilia
L’avventura della «Tre ore Notturna» comincia il sei luglio del 1960. C’è attesa febbrile aSiracusa nei giorni che precedono la corsa, l’autodromo inaugura la fase sperimentale della «notturna» che durerà dieci anni. Nove le edizioni disputate della «Tre ore Notturna» e quindi la conclusione a malincuore dell’attività motoristica al «circuito degli aranci». La prima edizione vede ai nastri di partenza 31 piloti, con 21 classificati. Gabriele Lavaggi, su Alfa Romeo Giulietta, vinse su un altro siracusano, Matteo Sgarlata, che gareggiava con una Fiat 1100 TV. Eravamo al cospetto di un gruppo di giovanissimi piloti, nel fiore degli anni più belli; li si vedevano sfrecciare a velocità sulle proibitive curve della Madonnina, Carpinteri, Bivio di Floridia e Canicattini. Gabriele Lavaggi fu il trionfatore in assoluto, dominando la corsa dal primo all’ultimo giro. Da menzionare il giro più veloce per Giuseppe Iacono, su Alfa Romeo Giulietta, in 2’44″4 con una media oraria di 120,437 Km/h. Nella categoria minore piazzamenti di prestigio per Salvatore Calascibetta, nella classe 600-700, l’agrigentino Beppe Virgilio ed il catanese Nunzio Barbagallo. Non si classificò invece il palermitano Mariano Spatafora, ritiratosi al primo giro per un guasto alla vettura. Ottima l’organizzazione della corsa e straordinaria la partecipazione del pubblico.
La seconda edizione si disputò il l luglio del 1961. 54 i partenti e 36 i classificati. Sul podio per il secondo anno consecutivo l’augustano Gabriele Lavaggi e per la prima volta alla ribalta il pilota catanese Vito Coco. Le emozioni della corsa durarono fino alle prime luci dell’alba. «Una gara tiratissima e vivace – scriveva all’epoca il collega Lino Romano sulla «Sicilia» di Catania – che riuscì a tenere in piedi per tutta la notte migliaia di spettatori». Sette ore di corsa tra l’entusiasmo degli sportivi siracusani sistemati sulle tribune e lungo l’anello stradale. Da ricordare l’impresa del siracusano Manlio Santuccio che con la sua Alfa Romeo Giulietta, tentò più volte di attaccare Vito Coco su Alfa Romeo Zagato. Per un attimo ebbe la sensazione di aver ottenuto una valida rimonta ma alla fine si piazzò in seconda posizione. Il distacco fra i due non fu mai inferiore agli otto secondi, perché Vito Coco mai permise di essere minacciato da vicino. Delusione per Alfio Gambero, un giovanotto poco più che ventenne nella sua prima apparizione nel mondo motoristico e per il messinese D’Amico entrambi squalificati. Il giro più veloce fu sempre di Vito Coco in 2’20” alla media oraria di 141,428. Gabriele Lavaggi diede una grandissima dimostrazione di bravura: proprio per un errore in partenza fu costretto a un piccolo ritardo, con uno spettacolare inseguimento il pilota riuscì a superare tutti nel breve spazio di tre giri, si portò in testa e dominò.
Vito Coco, invece, partì per primo e tenne bene per tutta la corsa. A conclusione della seconda edizione si ebbe la necessità di rivedere la formula della gara, e su questo all’Automobile Club di via Foro Siracusano si trovarono tutti unanimi. Si approdò così alla terza edizione. Siamo nel luglio del 1962. Partono 37 macchine, solo in 22 tagliano il traguardo. Vince Vito Coco per il secondo anno consecutivo, su Alfa Romeo Giulietta, con una media di 134,693. Alla partenza, data come a Le Mans, balzava in testa il catanese Coco, seguito da Beppe Virgilio, Mariano Spatafora e Manlio Santuccio. Grossa polemica alla vigilia della corsa tra l’organizzazione ed il presidente della scuderia Etna, Mario Pernice, per la mancata costituzione di una sottoclasse tra i gruppi 700 e 1000, allo scopo di consentire una più larga partecipazione di piloti alla «Tre Ore». Il circuito di Siracusa – riferiva all’epoca Antonio Accardi su Autosprint – si poteva definire «stradale» semipermanente, e godeva del privilegio di poter annoverare tutti i tipi di curve: dalle velocissime, che i bolidi della formula Uno abbordavano in pieno, a quelle paurose della Madonnina; e di possedere un fondo stradale ineccepibile, che addirittura Monza poteva anche invidiare. La corsa fu turbata da polemiche, tanto è vero che trenta piloti preferirono disertare all’ultimo momento. Via libera per Vito Coco protagonista indiscusso della terza edizione. Pubblico delle grandi occasioni e buoni piazzamenti per Mariano Spatafora al terzo posto con la Fiat Abarth 1100, e Giovanni Rigano in seconda posizione. La corsa siracusana dopo tre edizioni era già diventata adulta. A Siracusa tutti aspettavano con ansia il mese di luglio per poter passare una settimana vicino ai piloti, ai meccanici che arrivavano dalla Sicilia e dalla vicina Calabria. il 4 luglio del 1963 si corre la quarta edizione. Al via sono 45 vetture, e si classificano poi in 34. Su tutti spicca un giovane di belle speranze di Augusta. Si chiama Francesco Patané ed è al volante di una Fiat Abarth, che precede tutti e sale sul podio con il 1° posto assoluto. Bebbe Virgilio con l’Alfa Zagato finisce al secondo posto, mentre in terza posizione si piazza Giovanni Rigano sempre su una Zagato. Il giro più veloce fu quello di «Gordon» in 2′ 18″ netti con una media oraria di chilometri 139,633. Tutto andò bene quella sera del 4 luglio, tanto che si ebbe la sensazione che la corsa potesse diventare nazionale. Un gran salto di qualità per l’organizzazione e per la città di Siracusa. La quinta edizione della «Tre Ore» parlerà catanese. Sboccia un nome nuovo nell’olimpo dell’automobilismo siciliano e calabrese. È quello di Alfio Gambero che mette in fila tutti i «big». Mariano Spatafora, «vecchio» leone, finisce al secondo posto, mentre in terza posizione ritroviamo Francesco Patanè. La scuderia Etnea impone la legge del più forte a tutti gli altri concorrenti. Cinquantuno il numero dei partenti, classificati 32. Alla ribalta sempre Alfio Gambero che riusciva a dominare in largo ed in lungo la competizione facendo registrare anche il giro più veloce in 2′ 17″6, alla media di 146 orari. Un colpo di scena durante lo svolgimento della corsa.
Al 19° giro alla curva Carpinteri la macchina di Platania compiva un pauroso volo, fortunatamente senza conseguenze tragiche per il conducente. Una gara segnata, e maledetta. Muore dopo due giorni di agonia un altro pilota catanese, Guido Sapienza, che con la sua Fiat Abarth nell’abbordare la curva della Madonnina si capovolgeva. Il pilota ancora in vita con la frattura della base cranica veniva ricoverato all’ospedale con prognosi riservata. Le condizioni apparivano disperate ed il pilota catanese dopo un giorno di agonia moriva. Dopo il primo lustro di vita la «Tre Ore Notturna» inizia una fase discendente, che poi si concluderà con l’archiviazione definitiva del 1969. Alla sesta edizione del 3 luglio 1965 partono solo diciotto piloti, su cinquanta iscritti, e si classificano solo in tredici. S’impone con forza per il secondo anno consecutivo il catanese Alfio Gambero, con la Simca Abarth che gira più velocemente di tutti in 2’20″06, ad una media oraria di 140,825. Alfio Gambero domina la corsa dall’inizio alla fine. Suo valido antagonista l’altro catanese Vito Coco, al volante di una Giulietta Zagato, che non poteva assolutamente contrastare la Simca del vincitore. A Gambero infatti è bastato accumulare un certo vantaggio per mantenere sino alla fine la sua posizione di «leader» nella corsa siracusana. Da segnalare il terzo posto del siracusano Giuseppe Midiri, con l’Alfa Romeo Giulietta che non è riuscito a farsi doppiare da Gambero. L’edizione successiva, la settima, non parte sotto i buoni auspici. C’è polemica fra i piloti esclusi, il circuito degli «aranci» considerato un misto-veloce richiedeva un’esperienza che i corridori di terza categoria non potevano aver acquisito. Trentuno i partenti, ventidue i classificati, la corsa viene intestata a Guido Sapienza, lo sfortunato pilota catanese deceduto tragicamente nel corso della quinta edizione. Francesco Patané, su Abarth, vince seguito da «Harca» e Matteo Sgarlata su Lancia Flavia. Il giro più veloce è invece del siracusano Sebastiano Andolina, su Abarth, in 2’11″1, con una media oraria di 151,030. La corsa siracusana si avvia quindi ad acquisire il titolo nazionale. L’ottava edizione si corre il sei luglio del ’68. Già nel ’67 si pose fine al Gran Premio di Siracusa con la vittoria di Scarfiotti e Parkes su Ferrari. Il sipario calò definitivamente sull’autodromo in cui avevano gareggiato piloti come Ascari, Villoresi, Fangio, Moss, Musso, Castellotti, Surtees, Clark e Lorenzo Bandini. Rimaneva la Tre Ore notturna, una corsa da non far morire. Gli organizzatori aprirono quindi le frontiere ai piloti del nord Italia, al fine di rendere più competitiva la corsa. Ci fù il salto di qualità. La Tre Ore per il primo anno fu valida per il campionato nazionale della montagna e per la Coppa CSAI. Partirono 35 macchine e 23 riuscirono a tagliare il traguardo. Vinse Ennio Bonomelli, con la Porsche 911 S, in lotta per tutta la corsa con il pilota «Ypsilon», sempre su Porsche 911 seguito da Giancarlo Rondanini. Le tre Porsche dettarono leggi su tutte. La «Tre Ore» finì per parlare «un dialetto lombardo – piemontese». Solo un pilota catanese, Nunzio Barbagallo riuscì ad entrare in classifica con una vittoria di classe, per tutti gli altri fu un vero e proprio disastro. Si arrivò all’ultima edizione. Già a Siracusa nel mondo motoristico vi era aria di smobilitazione, cancellato il Gran Premio da due anni, rimaneva solo la corsa in notturna. All’ Aci non si persero d’animo ed organizzarono la nona edizione con le stesse modalità di quella precedente. Si iscrissero 58 piloti, presero il «via» in 38 ed arrivarono al traguardo in 25. Dominatore assoluto della corsa il palermitano Armando Floridia; su Porsche 911 vinse la corsa su Vito Coco e Paolo Monti, compiendo il giro più veloce in 2′ ll” netti, alla media di 151 orari. L’impresa di Floridia viene considerata una cavalcata solitaria contro il tempo, visto che nella propria categoria il pilota palermitano non ebbe praticamente avversari. Fu anche la corsa dei ritiri. Subito dopo il «de profundis». Estate 1970 la commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli ritenne inadeguate le misure di sicurezza del circuito e quindi non autorizzò lo svolgimento della competizione.
Santo Gallo