Siracusa, terreno di sfida per Ferrari e inglesi
Corse di Ieri - Pubblicato il 22 Aprile 2020 - 13:35
Seconda parte tratta da Sicilia Motori – Anno XI – n.4 (129) Aprile 1992
di Italo Formosa – Riproduzione riservata
Il X° Gran Premio è ancora la riprova che da parecchi anni gli inglesi guardano al Circuito di Siracusa con molta attenzione. Vogliono affermarsi con vetture che vengono sperimentate sul tracciato siracusano e poi vanno in «laboratorio» alla ricerca delle migliorie da apportare a telai e scocche, a trasmissioni e gomme, per non parlare del motore. La loro perseveranza è un motivo di soddisfazione per gli organizzatori del Gran Premio di Siracusa.
La presenza delle scuderie inglesi, si traduce in una pubblicità per la Sicilia, per Siracusa e per le sue meraviglie naturali ed archeologiche, che costituiscono un ritorno da non trascurare nel quadro della, sino ad ora, anemica economia della provincia. Sbarcano gli inglesi un primo contingente di 5 piloti e 6 macchine, con un DC 4.
In gara si presenteranno, poi, nove macchine ed altrettanti piloti sotto il vessillo dell’Union Jack. La Cooper presenta le «Climax» e le «Bogward», oltre alla Lotus che Colin Champam, il più terrace avversario di Ferrari, porterà in breve ad un rango internazionale nei gran premi di tutto il mondo.
È un momento molto triste per il cavallino rampante. Dopo la tragica perdita di Peter Collins, quella di Castellotti, nella prova a Modena di una vettura, una Lancia – Ferrari. Nel 1958 a Reims, disputando il Gran Premio di Francia, Luigi Musso nel generoso tentativo di resistere all’inglese Hawthorn, andò incontro alla morte.
A queste perdite, è da aggiungere anche quella avvenuta per scelta volontaria di ritirarsi dalle corse, di Manuel Fangio, che era rimasto molto scosso dal susseguirsi di queste tragedie. Ancora una sola Ferrari in pista, affidata ad un tedesco questa volta. È il conte Wolfgang Von Trips, che deve fronteggiare lo squadrone inglese, che però, dovrà ritirarsi al ventiduesimo giro, così come dovrà abbassare bandiera anche Moss, quattro giri più tardi.
«Oggi tutta Siracusa al Circuito per vivere una grande giornata di sport. Giornalisti da tutto il mondo».
Sono i titoli dei giornali del 19 marzo 1960 che esaltano soprattutto il successo di pubblico attorno ad una manifestazione già affermata, ma invidiata e minacciata da più parti. E questa entusiastica partecipazione viene premiata da Von Trips che sbaraglia il campo sulla sua rossa di 1500 c.c., tagliando primo il traguardo in 1.h 53’8″, alla media di 162, 461 chilometri all’ ora. Prima di ritirarsi, Moss fa in tempo a stabilire il giro più veloce in 1′ 58” e 8, alla media di 166.666. Sembra in limite invalicabile, ma nulla resiste sul circuito di Siracusa.
Tutto dura lo spazio di un anno. Al secondo posto c’e un modesto Maurice Trintignant, ad 1′ e 41” dal vincitore, Al terzo posto Gendebien su Cooper. Tutti gli altri si liquefanno al clima incandescente della corsa creato dal ritmo della Ferrari. Venti iscritti alla Xl° edizione del Gran Premio.
L’organizzazione reputa troppo alto questo numero di partecipanti e decide una selezione nelle prove per portarli a 14, eliminando gli ultimi sei tempi. La Ferrari è incerta se mandare una vettura già collaudata, ma non ancora affidabile come la nuova 1500 che a Maranello stanno preparando.
Non farà in tempo la Scuderia modenese, e quindi la presenza della Ferrari a Siracusa è assicurata «pro forma» con una vettura messa a disposizione dalla FISA per il giovane pilota Giancarlo Baghetti.
Baghetti nelle prove eguaglia il record di Stirling Moss dell’ anno precedente con 1′ 58” e 8 alla media di 166.666. Quando Moss arriva all’aeroporto di Catania, viene informato dell’exploit dello sconosciuto Baghetti, e crede in un errore dei cronometristi. Ma vediamo come lo stesso Baghetti racconta l’esperienza di questo suo esordio in F. 1. con la Ferrari, alla Gazzetta dello Sport: «Quando Eugenio Dragoni della scuderia Sant’Ambroeus mi comunico che nella imminente stagione avrei guidato una Ferrari, credetti che il sogno diventava realtà, Debuttai in Aprile al Gran Premio di Siracusa e fu subito un trionfo. Era la prima gara della stagione e non valeva per il campionato del mondo (le gare titolate erano poche, n.d.r.), ma i migliori erano presenti: Moss, Gurney, Brabham e altri”.
Tutti avevano gli occhi puntati su di me, sia perche ero un nome sconosciuto e non si spiegavano come fossi potuto giungere improvvisamente cosi in alto, sia perche a Siracusa debuttava la nuova Ferrari F. 1. Ricordo che arrivai qualche giorno prima con l’amico Lorenzo Pilogallo, allora giornalista del “Corriere della Sera”, per studiare bene il circuito. Era un tracciato semipermanente, impegnativo e difficile, con muri, alberi e pali della luce ai lati della piste, perché in quei tempi non c’erano i guardrail. Mi allenai con una Fiat affittata alla Hertz, ma quando, nelle prove ufficiali, guidai la Ferrari F.1 fu come se vedessi la pista per la prima volta.
II giorno della gara, emozionatissimo, era allineato in prima fila in mezzo alle due Porsche di Gurney e Bonnier. Per fortuna pochi secondi prima dall’inizio riuscii a trovare la mia freddezza, Non fu comunque un avvio brillante. Castagneto, l’ideatore della Mille Miglia, esitò qualche istante nel dare la partenza e qualcuno scatta in anticipo.
Alla staccata della “Madonnina”, un tornante stretto contraddistinto da una statua della Madonna, che portava nella parte mistaveloce, ero in quinta o sesta posizione e qualcuno vedeva il mio ingresso nella F. 1 come una mezza delusione. Ma al secondo passaggio sul traguardo, guidavo già il carosello, inseguito dai migliori piloti del mondi.
Grazie ad una serie felice di sorpassi, ero riuscito a farmi largo e a passare al comando. Mi mantenni in prima posizione sino alla fine, con la Porsche del coriaceo Gurney sempre vicina alle mie spalle, che cercava invano di “infilarmi” nelle curve».
L’esperienza di Siracusa fu preziosa per Baghetti, perché dopo Siracusa il pilota di Maranello vinse anche il Gran Premio di Napoli, sulle strade di Posillipo. Ma il vero trionfo e la consacrazione ufficiale per Baghetti venne nel Gran Premio di Francia, corsa valida per il campionato del mondo. Per la cronaca Baghetti vinse a Siracusa con il tempo 1.h 50′ 08″ e 2, alla media di km/h 167,791. Il giro più veloce fu di Den Gurney su Porsche in 1′ 54” e 9 alla media di km/h 172,323. Nel XII° Gran Premio del 25 aprile del 1963 la Ferrari è la grande assente.
Fino alla vigilia si tiene viva la speranza di iscrivere la nuova rossa di Maranello che e una F.1 a motore posteriore affidata a Surtees. Ha girato in prova a Monza, ma non ottiene l’OK dei tecnici. Intanto il circuito di Siracusa, ed il suo Gran Premio, sono da qualche tempo nell’occhio del ciclone, e qualcuno grida al sabotaggio.
Nel 1962 il tracciato siracusano resta nel silenzio, tranne che per la terza edizione della «3 Ore Notturna» vinta poi dal catanese Antonio Coco. Ma non e un problema di stanchezza o di demoralizzazione, come scrive Lino Romano su «La Sicilia», è stato il momento di sconforto e di sbandamento organizzativo di tutte le scuderie in seguito allo shock causato dalla tragedia di Monza, nel Gran Premio d’Italia, disputato il 10 settembre del 1961.
Von Trips, ha la possibilità a Monza di diventare campione del mondo. Ma purtroppo viene tamponato alla curva parabolica da Clark. La vettura di Von Trips, diventa un micidiale strumento di morte. Come impazzita si impenna, e piomba in mezzo alla folla. Il bilancio è di una gravita estrema, perche 14 persone rimangono uccise, insieme al povero Von Trips. Quindi il dodicesimo Gran Premio di Siracusa salta all’anno successivo.
Quel pomeriggio del 25 aprile 1963 dodici macchine si schierano al via con: Bonnier (Cooper); Andersson (Lola);Collomb (Lotus); De Beaufort (Porsche); Seidert (Lotus); Bussinello (De Tomaso);Bernabei (Cooper); Siffert (Lotus);Barreau (Lotus); Phil Hill (Lotus); Baghetti (Porsche); Starabba (Lotus);Vicky (Lotus).
Vince Joseph Siffert su Lotus BRM 1500 che copre i 308 chilometri del percorso in 2.h 06′ 25” e 4 alla media di 146, 175 km/h. Siffert si aggiudica anche il giro più veloce in 2′ e 4/10, alla media di 164,451 km/h.
Nella XII edizione il Gran Premio di Siracusa riprende quota, anche se deve accorciare i giri del percorso, portandoli a 40 per complessivi 220 chilometri.
La Ferrari ritorna a Siracusa con due macchine formidabili, la 8 cilindri affidata a John Surtees e la 6 chilindri che è guidata da un altro grande e sfortunato pilota, quel Lorenzo Bandini che lascerà a Siracusa ricordi e rimpianti per la sua immatura scomparsa, ed al quale venne intitolata,poi, la XVI° edizione del Gran Premio.
In prova è proprio Bandini ad entusiasmare spettatori e tecnici ferraristi, girando in un minuto 50″ e 5, alla media di 179, 185 km/h. Sempre nelle prove è sfortunato Siffert, che capotta con la sua vettura e si frattura una clavicola.
Il solito squadrone inglese perde il suo portacolori. Ma è un altro inglese, John Surtees con la Ferrari a vincere, sotto una pioggia torrenziale che non vieta, però, a Lorenzo Bandini di gioire anche lui, con il nuovo primato sul giro in gara, con 1′ 53” e 9 alla media di 173,836. Surtees rimane nel «palmares» della corsa per essere stato l’unico pilota ad essersi aggiudicato la vittoria per due volte: nel ’64 e nel ’66.
La XIV° edizione del Gran Premio si disputa il 4 aprile del 1965. La Ferrari riconferma il duo Surtees – Bandini ambedue con una 12 cilindri. Ma la vittoria arride ad un campione della stazza di Jim Clark, su Lotus Climax, che arriva al traguardo con il tempo di 1.h 43′ 4 7″ alla media di 178, 069 km/h. È suo anche il giro più veloce (nuovo record in gara) con il tempo di 1′ 46″ alla media di 186,792km/h. In gara si svolge un bel duello a tre.
Clark, Surtees e Siffert non risparmiano energie e mezzi, ma la regolarità della corsa della Lotus di Clark, costringe Siffert al ritiro per rottura del cambio, mentre la Ferrari di Surtees accusa noie all’alimentazione, il che lo costringe ad una condotta di gara prudente per non perdere almeno il secondo posto.
La terza posizione è di Lorenzo Bandini. Cominciano ad affiorare i problemi del circuito di Siracusa. Altre piazze premono per avere in calendario una corsa di prestigio. La lontananza della città aretusea dai grossi centri industriali, dalle sedi delle case costruttrici, le difficoltà di collegamento viario ed aereo sono ingigantite nelle opportune sedi.
Se a questo aggiungiamo che l’Ente Autonomo Circuito di Siracusa deve anche lottare sul fronte interno, dove trova scarsa sensibilità ai problemi organizzativi, come la viabilità, qualche modifica al tracciato imposta dalle nuove norme di sicurezza, la recinzione, la modernizzazione dei sistemi di informazione e computerizzazione dei dati in corsa, tutti problemi che si sono cominciati ad evidenziare almeno dieci anni prima, non trovano adeguate risposte nelle sedi competenti.
Si perde del tempo prezioso, e soltanto il grande entusiasmo degli organizzatori, la disponibilità di Enzo Ferrari ad assicurare sempre e comunque la partecipazione della scuderia del Cavallino Rampante, con- sentono di tirare avanti, ma solo per altre due edizioni. Poi arriverà inesorabile il veto della commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli, che deve obbedire a norme restrittive nel settore.
E si arriva così alla penultima edizione, la XV°, che si disputa il 10 maggio del 1966. Ancora un’edizione all’insegna della Ferrari, con Surtees che fa la parte del leone. Vince con la media di 194,535 km/h e stabilisce il nuovo record sul giro con il tempo di 1′ 43″ e 4, alla me- dia di 191,489 km/h.
Ai tecnici sembra che questo limite debba rimanere insuperabile nel tempo, ma anche questo cadrà l’anno dopo. Intanto i problemi del circuito si fanno sempre più impellenti, e le difficoltà insormontabili. Ci vuole la tenacia di un manipolo di volenterosi dirigenti che fanno l’impossibile per tenere a galla il Gran Premio di Siracusa.
Enzo Ferrari pero vuole sostenere le iniziative degli organizzatori e manda a Siracusa un’accoppiata di piloti e macchine che sono il meglio delle sperimentazioni di Maranello. Affida a Lorenzo Bandini, un nome che resterà nella leggenda del Cavallino Rampante, una Ferrari Dino 246, mentre a John Surtees tocca una Ferrari 3000.
In pista si presentano i soliti inglesi, con Siffert e Ligier che guidano una nuova vettura, la Cooper – Maserati. Meccanica Cooper, motore Maserati che ritorna alle corse, sperando un rientro nella F.1 che però non avrà fortuna.
Ancora una vecchia conoscenza, Jack Brabham, e Giancarlo Baghetti che dopo aver lasciato la Ferrari, va peregrinando da una Casa all’altra. A Siracusa è ancora presente con una Lotus BRM 2000 ed in cuor suo opera di ripetere l’exploit del 1961. Ma allora era su una Ferrari!
Baghetti non parteciperà nemmeno alla corsa, perche la sua vettura non riesce nemmeno ad avviarsi, sebbene ammessa in gara con le sospensioni riparate alla meglio, per un incidente durante le prove. Sfortuna, certo!
Al 23° giro esce di scena anche il più pericoloso (si fa per dire) avversario della Ferrari: Siffert deve ritirarsi per rottura del cardano. Le Ferrari se la prendono comoda, senza lo stimolo di validi avversari.
Vogliono godersi la primavera siciliana e quel bagno di folla, tanta, felice, entusiasta. Surtees con 1.h 40′ 08” e 3 precede sul traguardo Lorenzo Bandini di 24″ e 6, Bandini che forse si è più soffermato a guardare i mandorli in fiore ed a respirare il profumo di zagara degli aranceti che costeggiano il tracciato!
Terzo, a due giri, giunge Hobbs su Lotus BRM. Di Surtees anche il giro più veloce 1′ 43″ e 4 alla media di 191,489 km/h, che resisterà anch’esso solo un anno. II 7 maggio 1967 la Ferrari perde anche Lorenzo Bandini.
La monoposto del beniamino delle folle siracusane, andando a sbattere contro le protezioni del circuito stradale di Montecarlo prende fuoco. Lorenzo Bandini muore. II Gran Premio di Siracusa ne riceve un contraccolpo micidiale, date le caratteristiche di circuito misto e semipermanente, simili a quelle cittadine di Montecarlo.
Enzo Ferrari, però, ricorda le parole di Alberto Ascari: «Quando un pilota ha un incidente, se non ritorna subito a gareggiare, rischia di non poterlo fare più per la paura». È così decide che le Ferrari devono tornare in pista.
II Cavallino rampante gareggia prima alla Targa Florio, poi in F.1 scende a Siracusa. Gli organizzatori intitolano il Trofeo alla memoria di Lorenzo Bandini ed e nel suo ricordo che questa XVI a edizione si svolge. Solo sette macchine al via: Bonnier (Cooper Maserati); Moser (Cooper ATS); Irwin (Lotus BRM); Scarfiotti (Ferrari) Parkes (Ferrari); Siffert (Cooper Maserati); Spence (BRM).
La gara si svolge sul filo dei 300 orari, per il ritmo impressionante imposto dalle Ferrari del duo Scarfiotti – Parkes, che vogliono, ognuno per suo conto, stabilire il record sul giro. La immensa folla che segue sulle tribune e lungo il percorso, (calcolata in 30.000 persone) è in delirio per le rosse di Maranello.
Si ritirano ben presto Moser e Spence, mentre Siffert resiste fin quando può, e poi preferisce terminare la gara, anche se staccato di due giri. Chris Irwin e Joakim Bonnier sono distanziati di tre giri. In prossimità del traguardo Scarfiotti e Parkes si fanno un cenno d’intesa e le sue Ferrari si affiancano, arrivando sulla linea bianca dell’arrivo alla pari.
Qualcuno ha visto la Ferrari n. 16 di Ludovico Scarfiotti qualche centimetro più avanti dell’altra. Che pignoleria! Gabriele Lavaggi, direttore di gara, ha visto invece che il cronometro segna per ambedue il tempo di 1.h 40′ 58″ e 4, che sta ad indicare una media di 183,018 chilometri all’ora.
Scarfiotti aveva stabilito, dopo un susseguirsi di emozionanti giri, il nuovo record nel cinquantesimo giro, compiuto in 1’ 41 ‘ alla media di 196.040. Polverizzando, così il precedente di Surtees di 191,489 km/h. La folla che era rimasta buona per tutta la gara a seguire le evoluzioni dei piloti, non riesce a contenere più il suo entusiasmo.
Invade la pista e porta in trionfo i due ferraristi, strappandoli anche alla cerimonia protocollare della premiazione e delle corone di alloro che avverrà molto più tardi.