“Pergusa” e gli ex-Presidenti scomodi

Rino Mingrino papà dell’Autodromo, Nino Gagliano e Mario Sgrò: prima acclamati poi ripudiati

La prima impressione relativa ai recenti fatti che riguardano l’Autodromo di Pergusa o meglio il disciolto ente di gestione è che sia stata “gettata l’acqua sporca con tutto il bambino“. Dove il “bambino” sarebbe l’Autodromo e la sua attività e “l’acqua sporca” Mario Sgrò. L’ormai ex-Presidente del Consorzio Ente Autodromo Pergusa che però a quanto è dato sapere, tranne che non vi siano fatti di mala gestione non ancora emersi, è stato tutt’altro che “sporco” nel suo ruolo di Presidente. Sicuramente intransigente, testone, a volte ego-riferito. Ne più ne meno, lo scrivo per averli frequentati intensamente, come i due altri Presidenti che di sicuro hanno fatto del bene all’Autodromo.

Rino Mingrino

Quel gran signore di Rino Mingrino scomparso nel silenzio

Primo fra tutti Rino Mingrino che l’impianto lo fece nascere e fu capace di crescerlo sino alla maggiore età. Ovvero metà degli anni ’80 quando la politica (o meglio i politicanti locali) non si accorse che ad Enna vi era l’Autodromo e che questo era anche la principale “impresa” del territorio. Cosi i maggiorenti del tempo decisoro di appropiarserne e di conseguenza far fuori, dall’oggi al domani, senza neppure dirgli grazie, quel gran signore che fu Mingrino. Il quale da par suo si ritirò senza far polemica. Se la delusione per tanta mancanza di riconoscimento accelerò la fine della sua vita terrena non si è mai saputo, perché solo il silenzio seguì alla sua estromissione.

Il ciclone Nino Gagliano

Dopo Mingrino vi fù un Presidente-sbagliato (uno dei tanti) e poi arrivò Nino Gagliano. Venne scelto dalla politica ed in particolare dall’allora dominante DC. Grazie alla politica, della quale era espressione, ottenne l’impossibile per “Pergusa”. Una legge ad hoc della Regione Siciliana (che ebbe come Presidente in quegli anni l’ennese Calogero Lo Giudice), che assegnò un contributo annuo di due miliardi di vecchie lire (che valevano molto più del corrispondente milione di euro attuale), il consenso dell’opinione pubblica a favore dell’Autodromo e contro le pretese di pseudo associazioni ambientaliste che dell’impianto volevano la fine, competizioni di grande richiamo (erano pure altri tempi) anche di moto, che portarono “Pergusa” alla ribalta internazionale. Una straordinaria attività culminata con le finali “Ferrari” del 1995. Troppo successo. Fu così che la stessa politica che lo aveva designato decise di toglierselo dai piedi. Detto e fatto. Seguì il diluvio… nel senso che quelli che vennero dopo (non meritano neppure la citazione) o non fecero nulla (con grande approvazione della politica) o quel poco che fecero lo fecero malissimo. Furono gli anni più bui per l’Autodromo. Le cui strutture crollavano e che perse anche le omologazioni cessando di fatto l’attività. L’unica cosa che “correva” erano gli stipendi di dipendenti e collaboratori. Lo sfascio totale

Nino Gagliano
Nino Gagliano

Mario Sgrò, la colpa del fare troppo

I meriti di Mingrino e quelli di Gagliano, nessuno dei due ovviamente esente da errori ed il secondo piuttosto contestato – non solo dai politici – nella parte finale della sua esperienza, sono noti. Quelli di Mario Sgrò è il caso di sottolinearli.  Non tanto per plaudire quanto per evidenziare l’assurda decisione., Durante la sua prima Presidenza (poi bruscamente interrotta e non rinnovata) ebbe il merito di riaprire l’Autodromo ottenendo le omologazioni. Tornato sul ponte di comando dopo un lungo periodo di esilio, potrà non piacere ai suoi nemici (e tanti se n’è fatti), è stato capace di trovare un partner (Pirelli) che ha investito milioni di euro per rifare il manto asfaltato (senza il quale l’Autodromo sarebbe rimasto chiuso). Ha riportato le gare (poche o tante, di grande o scarso valore tutto e discutibile e bisogna provarci per credere). Ha risanato il bilancio del Consorzio. Tanto da uscire di scena, adesso, lasciando in cassa (riferisce) oltre 400mila euro ai quali il liquidatore dovrà aggiungere i crediti da riscuotere. Il saldo attivo a liquidazione conclusa, porterà denaro nelle case di Comune, ex-Provincia e AC Enna. Gli stessi Enti (e ancora non si sa perché) che hanno deciso di porre fine alla vita del Consorzio. Giudicando su queste basi non ci pare fosse necessario lasciare scadere lo statuto, di conseguenza sciogliere il Consorzio e mandare a casa Sgrò (perché questo è stato l’intento). Ma la visione della vita reale è differente da quella della politica o da chi ne fa un fatto personale.

Mario Sgrò

Pergusa: in attesa degli uomini della Provvidenza

C’è chi ha motivo – dal suo punto di vista – ad avercela su con Mario Sgrò. Vi sono quelli che lo detestano, altri che nutrono sentimenti ancora più ostili, chi avanza dubbi sulla trasparenza della sua gestione. Sono gli stessi o altri che ambiscono al suo ruolo o comunque ad occupare una poltrona o ad ottenere un qualunque incarico in un futuro organo di gestione e controllo. Ambizioni, desideri, che possono anche risultare legittimi e che magari porteranno persone o professionisti (ne esistono? Con qualifiche specifiche e nel caso disponibili a lavorare per “Pergusa”?) che risulteranno ancora più validi ed efficaci. Certo un’impresa, qualunque essa sia, non può funzionare con “un uomo solo al comando”. In nessun settore. Sgrò faceva il Presidente, il Direttore, l’addetto al marketing ed alle PR, il promotore, l’organizzatore. Non aveva tutte queste competenze e neppure esperienze precedenti. Alcune cose le ha fatte bene, altre male, altre così così. Si poteva far meglio? Sicuro. Ma chi lo ha preceduto non aveva fatto meglio. Auguriamoci che chi verrà potrà avere una struttura ed un’organizzazione adeguata ai tempi. Con professionisti (che vanno pagati) qualificati nei diversi settori che possano far ripartire e sviluppare l’attività dell’Autodromo. Impianto che resta intorno ad un lago, all’interno di una riserva, quindi con limiti fisici e strutturali quasi insormontabili. Tranne che… (questo ve lo racconterò dopo le ferie. Adesso vado in vacanza anch’io).

Dario Pennica

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