La storia di Zagato: un carrozziere rivoluzionario
La storia dei carrozzieri - Pubblicato il 20 Gennaio 2021 - 17:35
da Sicilia Motori. Anno XIII, n°2 (151), febbraio 1994
di Francesco Ragusa – Riproduzione riservata
Se perfino “Playboy”, una delle più conosciute riviste internazionali su carta patinata, ha dedicato nel 1964 un ampio articolo a Zagato, unico tra i carrozzieri (anche se la rivista americana si occupa prevalentemente di un altro tipo di… carrozzerie!), definendolo un geniale creatore di alta moda, un motivo ci deve pur essere. E non sarà stato certo il fatto che Zagato rifiutò di fare il… prete! (categoria che di certo non legge la rivista americana). Ad interessare l’editore Hefner, peraltro proprietario di alcune Zagato, fu il romanzo della sua vita. Fino al trionfo decretatogli dalla platea internazionale.
Gli americani entusiasti lo chiamarono “il rivoluzionario dello suprema sartoria dell’auto”. Cosi come furono rivoluzionarie le “super maggiorate” di moda in quel tempo (mi si perdoni il paragone). In effetti la Zagato condivise le “luci della ribalta” con i miti dell’automobilismo, nostrano e non.
La vita dell’azienda creata da Ugo ho uno delle storie più interessanti. Formatosi come disegnatore presso lo carrozzeria “Varesino”, Zagato viene subito apprezzato per la sua serietà. Ben presto si trasferisce a Torino, presso la Costruzioni Aeronautiche Pomilio, a dirigere una squadra che costruirà aerei, i primi eroici biplani.
Gli Ansaldo ClD. Sarò la suA fortuna. Con i grossi guadagni realizzati potrà mettersi in proprio. Gli aerei, mezzi meccanici con tralicci leggeri, abituarono Zagato alla costruzione delle sue strepitose auto. Nei primi mesi del 1911, Zagato iniziò la sua attività, creando già la sua prima auto con criteri aeronautici. Si trattò di una Fiat 501 carrozzato sport in legno e alluminio, denominata opportunamente “CarlingaP,’. Nel 1925 il primo grandissimo capolavoro: su una base Alfa Romeo 6C 1500, Zagato crea lo versione da corsa che vince per ben quattro volte lo Mille Miglia. Da questo capostipite nasceranno le indimenticabili 6C 1750 di alto livello qualitativo, costruite in serie dal 929 al ’32 nelle versioni turismo, sport o gran turismo, super sport o gran sport. Ne vennero prodotte ben 2579 al notevole ritmo di due al giorno. Con queste macchine, l’Alfa si impone come regina nelle grondi corse italiane. Prima Compari e poi Nuvolari le renderanno leggendarie (Nivola fu il primo a superare nella Mille Miglia la media di 100 Km/h). Anni ruggenti che consacrano Zagato.
Zagato e la pubblicità murale
Non solo come carrozziere, ma anche come imprenditore. Per il lancio della 1750, Zagato “invento” la pubblicità murale. Migliaia di manifesti tappezzano le strade delle città più importanti. Nel ’32, in ltalia, successe un fatto piuttosto insolito. Zagato, nella continua ricerca della leggerezza e dell’aerodinamica, fa di queste vetture un veloce “laboratorio”. Inclinò il parabrezza, studiò il portabagagli bombato e riuscì a rendere aerodinamici persino i fari, coprendoli con una semisferad’allumino o di plastica rosso. Nella trasformazione li resee addirittura girevoli, orientabili. Adottò per primo anche i tamburi forati per consentire un rapido raffreddamento dei freni. Queste creazioni di Zagato furono “ossi duri” per tutti.
Ma con la versione sport, nel cui uso quotidiano si distingueva ancora la grinta (e non solo per il rosso corsa dello vernice), la Zagato entra nella storia, contribuendo allo leggenda delle cose automobilistiche italiane. Perfino la concorrenza andavo da Zagato! Pensate che Battista “Pinin” Farina acquistò undici rossa 1750 di Zagato, definendola lo più bella automobile mai costruita! In quegli anni, Zagato continuò la collaborazione con l’Alfa Romeo, carrozzando i successivi modelli 8C 2300, primo in versione spider posso corto, poi iI passo lungo, ed il tipo “Monza” del ’32. Nell’elenco rientra anche il tipo “Le Mons” a 4 posti. Al Solone dell’Automobile di Milano del ’34, Zagato sorprende presentando un’Alfa 2300 berlina con struttura del telaio e dello carrozzeria integrata interamente metallica.
La 6C con carrozzeria “Siluro”
Una soluzione all’avanguardia su tutti. Nello stesso anno realizza una 6C con carrozzeria “Siluro”. Entrambe le vetture ottennero un certo successo tra la clientela sportiva, ma le difficoltà dì darsi una dimensione veramente industriale un allontanamento dell’Alfa. La quale non gli commissionò alcuna delle versioni 2300 8 e 2500 S (che verranno carrozzate da Touringe Pininfarina. Nel ’36 Zagato si avvicina ad una nuovo marca, la Lancia, per la quale progettò, assieme a Fabio Luigi Rapi e su telaio “Aprilia”, un coupè aerodinamico esasperatamente filante, a goccia. Segue nel ’37 una barchetta che ne riprende la linea, ma risulta più armoniosa e leggera. Questa vettura vincerà con Gigi Villoresi lA Mille Miglia nella suo categoria. Si alternarono in quegli anni vetture molto prestigiose ed eleganti su telai Alfa e vetture esasperatamente corsaiole, come alcune Fiat 1100. E non bisogna dimenticare che il 1937 è anche l’anno della Topolino, che venne realizzata da Zagato sia in versione 500 cabriolet, sia spider e barchetta Mille Miglia. Nel 1938 moltissimi concorrenti partirono nella Mille Miglia con vetture Zagato. Sono ben 38 nelle varie classi.
La riduzione della produzione e la guerra
Ma immediatamente dopo, negli anni più vicini allo guerra, lo Zagoto riduce la produzione automobilistica, concentrandosi nella costruzione di camion per conto dello Isotta Froschini. Dopo il conflitto, durante il quale lo fabbrica era stata completamente distrutta, la ripresa è legata soprattutto al figlio Elio. Quest’ultimo, grazie alla sua tempra sportiva, darà nuovo impulso allo costruzione di vetture sportive, divenendo egli stesso pilota, promotore delle costruzioni corsaiole dello Zagoto. Tutto iniziò do una piccola commessa. Il geniale costruttore di vetture da corsa Giorgio Giusti, che aveva realizzato una vetturetta sportiva, con meccanica 750 denominato “Testadoro” (peri il colore della fusione) ed il cui nome era “Andreina”, volle fare carrozzare al suo amico Elio il modello successivo, che si sarebbe chiamato ”Daniela“. Si trattava di una piccola sport, con struttura a siluro e ruote scoperte. Molto semplice ma veloce. Per la verità Elio corse, sì, ma non con la Giustiò, bensì con una 750 Sport derivata da un… furgone Topolino B. Il quale era usato e regalato dal padre.
La rinascita della Zagato sotto il figlio Elio
La sua primo gora fu al circuito di Piacenza. Andò male o causa delle gomme. Successivamente, nel ’49, con una 750 sport “Marinella” Testodoro, Elio corse la Coppo delle Dolomiti e vinse la suo classe al Giro di Sicilia, assieme a Gastone Puma. E non fu che l’inizio. Le sue vittorie accompagnarono il rilancio della Zagato, la quale tornerà alla ribalta dell’automobilismo sportivo. Lo sua presenza sarà fondamentale. Il desiderio di leggerezza di Zagato arriva al punto di volere progettare un’auto quasi tutta di vetro. Non potendola ovviamente realizzare, ne costruì una che, utilizzando il nuovo plexiglass, la sembrava. Si trattò delle berlinette “Panoramiche” e dalla inconfondibile linea a “Saponetta“.
In questi progetti si trova uno straordinaria sensibilità plastica ed una spregiudicatezza evidente. Costruite tra il ’47 ed il ’50 sono vetture in alluminio, dai volumi profondamente diversi e piene di trovate esclusive. Al Salone di Milano del ’47 viene presentata la 1100 su telaio Fiat. E subito questo modello diviene un terreno di collaudo in cui i vetri curvi entrano a far porte del tetto, con un notevole risparmio nel peso della vettura. Le luci dei finestrini vengono alzate e gli stessi sono curvati indietro per dare alla mocchina un aspetto più aerodinamico e luminoso. Anche gli accessori contribuiscono alla piccola rivoluzione! Maniglie realizzate a filo e fari incassati protetti da cupoline di plexigloss curvato.
La “Uovo di Pasqua” e le GT
Sembra incredibile, ma in questa ricerca si arrivo a ricavare dal telaio di una Topolino una macchina molto interessante, battezzata (e come poteva essere diversamente?) “Uovo di Pasqua”! Ne verrà addirittura prodotta una piccola serie di 25 esemplari, per categoria 750, soprannominate ‘Scansino” ed elaborate da Facetti. Siamo già negli anni ’50 e nasce lo categoria G.T. Grazie anche ad Elio, che vincerà ben sette volte il titolo di campione di categoria. Fonda addirittura, spinto dalla passione, la scuderia Sont’ Ambroeus, assieme a Facetti, Dragoni e ad altri. Nel 1951, la Zagoto cominciò a produrre praticamente solo vetture da corsa o sportive, derivate però da telai della grande serie, veloci e confortevoli.
Sono i coupè, “paradiso” dei carrozzieri Zagato. Su questa perfetta fusione, Elio realizza alcune tra le più belle Zagato di tutti i tempi. Ugo dopo qualche tempo allentò la sua presenza, ma la Zagato beneficerà di una seconda giovinezza dopo quella legata all’Alfa 1750. Fino al ’50 quindi Zagato continuò o produrre le “Panoramiche” su tutti i telai Fiat. Dalla 500 alla 1400, passando per qualche Lancia Ardea. Dell’elenco fanno parte una Maserati 1500 e alcune Alfa Romeo 2500 6C SS del ’49. Addirittura una M.G.
Le Ferrari di Zagato
Nello stesso anno viene realizzata anche una bellissima Ferrari Sport 2000 per il pilota Stagnoli: fu la prima delle non numerose Ferrari carrozzate da Zagato. La realizzazione delle G.T. su telai di serie impone alla Zagato necessarie modifiche alle tecniche di costruzione per adeguarle a nuove esigenze produttive. E dalla nuova organizzazione le carrozzerie ottengono grandi successi: nei primi anni ’50 la produzione in piccola serie prevede ben nove modelli: Fiat Siata 1250, Fiat 600 Mille Miglia, Fiat 110 G.T, le famose Fiot 8 V, la Lancia Aurelio 8.20, le Maserati A6 G, la Moretti 750 e le Alfa Romeo Giulietta Sprint e S.S. Oltre i prototipi speciali. Dai tavoli dei progettisti e dalla collaborazione costAnte tra padre e figli nascono delle linee inconfondibilmente Zagato, che diverranno famose nel mondo. Nel ’51 Elio ricava una granturismo dalla Fiat 1100 e nel ’52 la fa esordire al Giro di Sicilia, anche se nella classe fino a 1500.
Il primo titolo di Elio
Lo vetturetta si comporta egregiamente a confronto con le Maserati e le Porsche. Non appena viene creata la categoria fino a 1100 (nel ’53), la Fiat Zagato vince ben 11 gare su 18: è il primo titolo per Elio. La vettura è caratterizzata da una verniciatura bicolore che richiama la Z del marchio. Uno dei segni di individuazione (disegnato da Gianni Zagato, nel frattempo entrato nello staff dirigente) assieme olle caratteristiche “gobbe”, che si trovano sul tetto di alcune (nate per migliorare l’abitabilità interna e ridurre la sezione maestra dell’auto) o i fari carenati con una mascherina in perspex. Tra questi anche i famosi sedili Zagoto leggeri ed avvolgenti, noti per sostenere una scoliosi di Elio. Il 1951 è l’anno che segno il rientro in grande stile dell’Alfa, importante per Zagoto, al quale la Cosa affida la carrozzeria della formidabile “Alfetta 159”, che vincerà il campionato del mondo di F1 con Fangio. Nel 1952 viene realizzata un’auto eccezionale, la preferita di Elio Zagato, carrozzata per la scuderia Sant’Ambroeus. Era la Fiat 8V, uno dei simboli della Zagato: linea moderna, leggerezza e meccanico generosa. Oltre il “piedone” di Elio.
Il dominio nelle GT
Quest’auto raggiuse una tale competitività da sbaragliare tutti gli avversari nella categoria G.T. sino a 2000, mentre di pari passo la versione stradale veniva resa sofisticata e lussuosa. Gli anni ’50, come visto, segnarono il riavvicinamento della Zagato all’Alfa Romeo. Oltre alla 159 nacquero le 1900 SSZ e la prima versione Zagato della Giulietta Sprint, la SVZ, per conto dei fratelli Leto di Priolo. Ma anche Altre Case ricevettero attenzione. La collaborazione più fruttuosa fu quella per l’Abarth a partire dol 1956. Nel 1955, Gianni Zagato contribuisce all’attività creativa con le sue capacità di disegnatore e progettista, coadiuvato dal giovanissimo creativo Ercole Spada, che a 23 anni saràa poi il capo progettista di tutte le Zagato del decennio successivo. Tutti e tre lavorarono alle esperienze sui prototipi della Giulietta SVZ alla continua ricerca di nuove soluzioni aerodinamiche. Ma i frutti di questo lavoro sarebbero maturati più in là, nei primi anni ’60.
A dare una spinta all’inventiva di Gianni ed Elio Zagato ed Ercole Spada furono in 750! Tanti erano i cavalli della versione elaborata da Abarth della 600, la quale mantenne a lungo (ugualmente con successo) la carrozzeria di serie. I Zagato pensarono di affiancarle un modello del tutto originale ed il progetto scaturì senza indecisioni. La produzione fu altrettanto fulminea e nello stesso ’57, all’ultima Mille Miglia, ne venne iscritta una che vinse con Alfonso Thiele la sua classe alla media record di 117,925 Km/h.
I successi di Zagato alla Targa Florio e alla Coppa Intereuropa
Velocissima e maneggevole, non aveva rivali. Ottenne risultati incredibili come il 1 ° posto di categoria alla 12 Ore di Sebring e Daytona nel ’59. Vinse la Targa Florio, la Coppa lntereuropa a Monza e infinite altre gare. I successi sportivi crearono il successo commerciale, al punto che la stesso Zagato non riusciva a fare fronte alle richieste e si appoggiava od alcune carrozzerie esterne (tra esse la Corno). La versione 1000 bialbero del ’60 raggiunse una tale perfezione estetica e meccanica da meritarsi l’ambìto rionoscimento del Compasso d’oro. Con l’Abarth, la Zagato Jr introdusse anche la versione coupe della 500 ed alcune piccole serie di 700, sia mono che biolbero, di 750 e 850. Quest’ultime derivate dal telaio 600, sia coupè che spider, oltre che la serie dei prototipi record Monza.
Anche queste vetture sono caratterizzate spesso dall’unghiata sul padiglione delle berlinette. Oppure dalla creazione di ampie prese d’aria, dalle più svariate forme, sul cofano posteriore. L’Alfa intanto stimola Zagato, dopo le prime esperienze sulle SV, alla realizzozione di una vettura competitiva. gli affida il pianale della sua versione di punta: la Super Sprint. Zagato ne farà un capolavoro con lo creazione della SZ, costruita in 200 esemplari e successivamente con le evoluzioni TZ 2. Di cui si realizzarono solo 12 esemplari, figlie dello stesso concetto. La SZ, disegnato anch’essa da Ercole Spada.
L’invenzione della “Coda Tronca”
Nota come continuazione della linea “tuttotondo” della SVZ, aveva un leggerissimo telaio tubolare a traliccio. E alle vetture Zagato veniva richiesto sempre di essere le più leggere e le più veloci: forme penetranti e affusolate, particolari pensati come precise risposte a esigenze tecniche come la coda tronca: un taglio netto verticale che sconvolse i canoni estetici dell’automobile a partire dalla seconda versione della SZ. Detto appunto “Coda tronco”, nel luglio 1961. La sfida aerodinamica giunse al punto di carenare anche il bordo superiore dell’aria. Migliorava il funzionamento dei tergicristalli alle alte velocità. Pur pensate come vetture essenziali, alcune Zagato non trascuravano le finiture e lo confortevolezza. Molti modelli furono dotati di un’altra invenzione di Gianni: le palpebre in plexiglass lungo i bordi superiori della finestratura (i moderni antiturbo).
L’idea dei vetri “anti-turbo”
Essi deviavano le turbolenze e lo pioggia nell’abitacolo. Altri ebbero una selleria curatissima e un’aerazione ottimale. In particolare la produzione delle Lancio Flaminia e Appia Sport qualifica la Zagato come costruttrice di vetture di classe. Il prototipo dell ‘Appia Coupè, studiato da Zogato nel 57, esordì in gara alla Treponti-Castelnuovo. Questa vettura fu soprannominata curiosamente “Cammello” per le famose gobbe del tetto, che qui vennero estese anche al cofano e al portabagagli. La macchina era raffinata e leggera (pesava 750 Kg.) e con granai doti sportive. Fu costruita in ben sette versioni diverse e si aggiudicò per quattro anni consecutivi il campionato italiano. Da notare anche la versione GTS ,con motore potenziato e caratteristiche pinne posteriori, e la GTE, senza carenature sui fari e con frontale modificato. Nel ’61 arrivarono le versioni “Passo corto” che seguirono le “Passo lungo”, la Sport e così via con varie modifiche. Questo per ben sette anni: l’Appia costituisce per Zagato un passo avanti nella realizzazione delle tecniche semi-industriali, mantenendo le rifiniture artigianali. La collaborazione con lo Lancia portò alla nascita di vetture interessantissime. Nel ’60 la Flaminia Sport, costruita in 526 esemplari su 4 versioni.
La Fulvia Sport 1300
Quattro posti per la categoria turismo, presentata a Ginevra nel ’62, originale nella calandra o diedro. Tra le novità il lunotto concavo e i vetri curvi posteriori, come sulle prime “Panoramiche”. Non era “bello” ma riscosse una straordinario approvazione (furono 726 i pezzi costruiti). Nel 1967 nacque la Fulvia Sport 1300 che venne prodotta in 4 versioni, derivate dolio coupè di serie, e che fu costruita fino al ’75 in circa 7000 esemplari. Più una piccola serie di “alleggerite”. La produzione aumento e Zagato si rivolse ad altre Case.
La collaborazione con diverse case europee
Tra queste la Jaguar, la Bristol, l’Aston Martin e la BMC. L’Osca di Bologna affida a Zagato l’ultima delle sue vetture; da questo collaborazione nasce una leggera originale berlinetta sportiva, la cui finezza prelude a quella coda tronca che doveva successivamente essere adottata da molte Case. Era la 1600 G.T. Essa montava per la prima volta i famosi cerchi Amodori-Campognolo. L’ultima vettura disegnata da Ercole Spada per Zagato. Solo sette stranamente furono le Ferrari di Zagato, quasi tutte do corsa. Oltre alla 166 Mille Miglia di Stagnoli, trasformata poi in barchetta, nel ’56 venne fuori una 250 molto classica. Poi la 250 del ’59 per Miro Galluzzi a cui non mancarono le cupoline, ormai classiche. Bellissima la 250 competizione corrozzata per Comillo Luglio, che corse anche varie edizioni della Targa Florio, Giro di Sicilia e con cui il pilota vinse il suo secondo titolo italiano.
Il rapporto della Zagato con Maserati
Le oltre Ferrari, disegnate do Giuseppe Mittino che dal ’70 sostituì Spada, furono: la spider 3Z per Chinetti, la 330 convertibile del ’74, anche questa per Chinetti. Più proficua la collaborazione con Maserati iniziata nel ’54 con una A6G G.T. 2000. Furono ben 16 le carrozzerie su questo modello e una spider. Il rapporto con la Maserati degli Orsi viene esteso anche a due vetture sport corsa 450 S. La prima un coupè soprannominato “il mostro” viene allestito per Le Mons e per Moss, ma non si classificherà. La seconda, una spider, corse senza fortuna. La storia della Zagato continua fino ai giorni nostri: dopo la morte del padre, avvenuta nel ’68, i fratelli Zagato hanno continuato ad interpretare le nuove tendenze “giapponesi” e A collaborare con le Case “gialle”. A nostro avviso, l’apice del successo fu raggiunto alla metà degli anni ’60: quattro “uomini d’oro” che per dieci anni diedero alla carrozzeria italiana tempra di stile automobilistico.