Rosario Alessi: vent’anni ma… non li dimostra

Alessi: la “telefonata” di Sicilia Motori

Sicilia Motori, dal numero di agosto-settembre del 1998

di Luigi Tripisciano

Vent’anni (non compiuti), ma non li dimostra. Non sono dati anagrafici, ma gli anni della lunga presidenza, e se volete del “potere”, di Rosario Alessi. Ultrasessanten­ne avvocato di Caltanissetta che continua a reggere, con immutato slancio ed entusia­smo, uno dei più grossi enti italiani. Sempre nel mirino dei cri­tici, ai quali tiene testa da quasi 17 anni, avendo appena inizia­to il quinto mandato, che lo porterà a varcare le soglie del Duemila.

I presidenti dei 107 Automobile Club italiani gli hanno affidato nuovamente la Presidenza fino al giugno del 2002 con il 95 per cento dei consensi. Dando forza e peso a questo suo autentico primato. Ma Alessi non è soltanto il presi­dente dell’ACI, perchè presiede la Federazione dello sport automobilistico (per questo fa anche parte del Consiglio Nazionale del CONI), è un com­ponente dell’esecutivo mondia­le dell’Alliance lnternationale du Tourisme (AIT), ricopre la carica di presidente dell’Euroboard e dell’Eurocouncil AIT/FIA. Della Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) è vicepresidente, mentre ricopre il ruolo di presidente della Regione dell’AIT (Europa, Africa e Medio Oriente).

Carica nella quale è stato riconfermato per acclamazione a Stoccolma. Un uomo, dunque, Rosario Alessi, che oggi si identifica con il mondo dell’automobile. Al quale è legato non solo profes­sionalmente, ma anche effetti­vamente, se è vero che a soli 16 anni, di nascosto, guidò la sua prima vettura. La “1.100 B” di un noleggiatore di Caltanissetta. Adesso, invece, possiede una Punto, che guida dalle 20 in poi, perchè per tutto il giorno è in giro con l’auto uffi­ciale dell’ACL. Il suo impatto con il traffico è, quindi, limitato, “ma la passione per le macchi­ne – dice – non si è mai affievo­lita. Nel traffico occorre molta pazienza, ma io non ho proble­mi. In città guido la sera, ma lo faccio volentieri anche fuori città. Anche se solitamente, nei viaggi lunghi, se l’autista è bravo, preferisco uti­lizzare al massimo il tempo a disposizione. Quindi leggo, lavoro e telefono, ma se mi capita di tornare a casa in auto, affronto volentieri il viaggio e quasi sempre copro il non breve percorso da Roma a Caltanissetta senza soste. Non sento la fatica”. Un vero “pilota”, insomma.

Rosario Alessi

Rosario Alessi

Ma come segue, Alessi, il mondo delle corse? Esso fa parte della sua attività e rappresenta un fenomeno non trascurabile. Gli oltre 700 eventi motoristici muovono più di 2.500 miliardi l’anno, cifra che non deve impressionare se in questa grande azienda trovano lavoro più di mille persone. 14 mila sono i piloti, 9 milioni gli spettatori e oltre 200 milioni i telespettatori. “Le corse – dice Alessisono la mia grande passione. E non solo perché le gare forniscono gli elementi per una maggiore sicurezza sulle strade. lo stesso, se non fossi stato un grande appas­sionato dello sport dell’auto. non avrei avuto l’incontro “fata­le” con l’ACI. Seguo le corse come posso. La F.1 è spetta­colare. Schumacher è formida­bile ed è dotato di un grande temperamento. Alle corse son anche legati alcuni dei miei più bei ricordi. L’incontro con Ferrari, per esempio, che per me aveva grande simpatia e molta considerazione. O gli apprezzamenti per lo sport automobilistico italiano. Che ho raccolto, con orgoglio di sicilia­no, da quanti conoscevano la leggenda della Targa Florio“.

Una vita, ormai, passata all’ACI. Molte le cose realizzate. Qualcuna, forse, no. C’è un pizzi­co di rammari­co? “No, perchè mi sono sempre impegnato e battuto a dife­sa di tutti gli automobilisti. Soci e non. Automobilisti attuali e anche futuri. Come i giovani che si avvicinano a questo mondo e non possono essere penalizzati con nuovi balzelli o come la scuola guida obbliga­toria per via delle auto con i doppi comandi per l’istruttore, il casco per tutti anche per i motorini. I rimedi più efficaci ai pericoli della strada vengono, secondo noi, da una buona educazione di base. La quale può essere data soltanto dalla scuola, fin da bambini. Siamo, in generale, per una politica che arresti questo processo di esaltazione astronomica delle imposte sulla circolazione. Che hanno superato, con molti costi “invisibili”, i 125 mila miliardi l’anno. Più di un quinto delle entrate dello Stato italia­no.

Siamo, quindi, sempre guardinghi, pronti a far sentire la nostra voce, quanto meno per limitare i danni. E in questo senso insistiamo perchè ci venga affidato il cosiddetto “sportello unico”, un solo polo amministrativo al quale l’automobilista possa rivolgersi. Incarico per il quale ci sentiamo già preparati”. Un’ulteriore impegno, insomma, anche per Lei, ancora quattro anni lontano dal suo studio. “E’ un incarico, il mio, che mono­polizza tutto il tempo. Basti pensare alla gestione dei ser­vizi delegati dallo Stato o alla gestione dei servizi dell’ACI. Cioè il soccorso stradale, l’informazione, l’assi­stenza, lo sport, la missione non facile, come dicevo della tutela degli automobilisti, la cultura della circolazione (sicurezza e aria pulita), l’edi­trice e tanti altri compiti. Non c’è davvero tempo per altre attività al di fuori dell’ACI. Ho lasciato la professione e mi sarà difficile”, riconosce, forse con un pizzzico di nostalgia.

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