Leo Gullotta: “Automobile? No, grazie!”
Le Interviste di Tripisciano - Pubblicato il 10 Dicembre 2020 - 15:35
Gullotta: la “telefonata” di Sicilia Motori
Sicilia Motori, dal numero di novembre del 1999
di Luigi Tripisciano
Un passaggio in auto, signora Leonida? “No, grazie, preferisco andare a piedi”. Risposta un pò insolita alle soglie del Duemila, ma alla signora Leonida, da più di un decennio noto personaggio del Cabaret, interpretato dall’eclettico Leo Gullotta, l’auto non è mai piaciuta. Anzi, orfano di padre a 17 anni, ha sempre voluto camminare con i propri piedi.
In tutti i sensi. E strada ne ha fatta tantissima in fatto di simpatia e popolarità, ma è il calore umano che più stupisce in Gullotta. Ha, per esempio, rifiutato un’offerta Fiat per uno spot televisivo, ma accettato quella del Comm. Condorelli, ex pasticcere divenuto industriale, perchè gli ricorda il padre, che oggi avrebbe 105 anni.
Gran lavoratore, che fra un dolce e l’altro (anche lui pasticcere) trovò il tempo di fare due guerre e sei figli. L’ultimo Leo, nel ’46. I maggiori riconoscimenti non gli sono venuti per avere portato in palcoscenico, negli anni giovanili, prima col CUT Catania e poi con il Teatro Stabile diretto da Mario Giusti.
Lavori di Shakespeare e Pirandello, Sciascia e Martoglio, ma dal cabaret e dalla televisione. Dopo avere interpretato innumerevoli parti di attore giovane, con i coetanei Tuccio Musumeci e Mario Pattavina. Dopo essere stato il tenentino di “questa sera si recita a soggetto”, al suo debutto a soli 14 anni (in sostituzione di un attore romano improvvisamente assentatosi) ed avere recitato con mostri sacri del Teatro, da Cesare Pavese ad Ave Ninchi, passando per Michele Abruzzo, Salvo Randone (”attore straordinario” – dice) e Turi Ferro. Perfino con la mitica Rosina Anselmi, malata, quasi cieca, ma impeccabile non appena si apriva il sipario.
Leo Gullotta, ormai 27enne, decise di andare alla scoperta dì un mondo lontano come quello romano, che lo affascinava e che gli avrebbe consentito di fare non più l’impiegato – come si riteneva – ma l’attore professionista, che deve conoscere, vedere, informarsi. A Roma, a quell’epoca (metà degli anni ’70), cominciavano a formarsi le cooperative teatrali. Ma dopo una esperienza con Bruno Cirino si diede al cabaret, che allora non era solo barzellette. Un genere nuovo che superò presto le diffidenze iniziali, dimostrando grandi qualità. Con Landa Fiorini, a Trastevere, in soli due anni divenne un divo, a tu per tu con il pubblico. Scopri in sè doti di attore che non conosceva.
“Cerca di essere te stesso – si diceva – trova la chiave più brillante per divertire, mostra i tuoi muscoli, la tua faccia di gomma, capace di mille espressioni”. E vennero il varietà, la radio, la TV, il cinema, l’affermazione. Frutto di grande professionalità, di studio continuo dei personaggi e delle proprie capacità espressive. Per stupire, oltre che Leonida. Emblema della moglie di qualcuno o che non è niente è stato Sandra Mii o, la Cancellieri, Gorbaciov. Tuttti personaggi della cronaca e della politica. E poi, nel cinema, l’insegnante truffaldino, lgnazzino in “Nuovo Cinema Paradiso” ed ora si è messo a fare il mafioso pentito, non solo in “Un uomo perbene”, che ricorda la tragedia di Enzo Tortora, ma anche nel film che si sta girando a Palermo “Operazione Odissea”. Tanti personaggi, tutti diversi, “perchè bisogna apparire sempre freschi, per non stancare; non cristallizzarsi in un clichè significa anche crescere professionalmente ed è quello che più mi interessa. E’ la macchina umana quella che amo di più. Macchina eccezionale, ma non saprei dire perchè non ho la passione per le auto. E ne capisco anche poco. Anni fa – ricorda – un concessionario venne a prendermi in albergo con una splendida Porsche e non riuscì a dire altro che caruccia.
Non ho la patente. Non ho mai avuto vettura e anche da bambino non giocavo con le automobiline. Ricordo che a 15 anni scopri in uno stanzino un vecchio triciclo ancora con l’etichetta perchè non lo avevo mai usato. Mi piace camminare per le strade del mio quartiere. E’ bello il rapporto con la gente, compro i giornali, prendo il caffè e leggo al bar, faccio la spesa e parlo, parlo tanto con tutti. E’ questa la piacevolezza dell’umano, cosa indescrivibile. L’auto, invece, mi sembra qualcosa dove ognuno si vuole rinchiudere, per isolarsi, per il gusto quasi sadico, di lasciarsi sopraffare da questo contenitore.
Da bambino e poi ancora da ragazzo, mi divertivo con un proiettore regalatomi da un compagno ricco. E imparavo a sognare, anche ascoltando la radio, ai tempi del popolarissimo “Campanile d’Oro“. Adesso non ho tempo per gli hobbies, lavoro tanto e vado a piedi. E’ un vantaggio, in molti casi, ti evita lo stress del posteggio che non c’è mai, però mi sposto anche in taxi e con le auto della produzione. Per viaggiare preferisco l’aereo alla ferrovia. I treni non sono moderni e ne capitano di tutti i colori.
L’aereo è tutt’altra cosa, rapido e comodo. E poichè mi piace camminare, sono un grande amante dell’atletica leggera, mentre il calcio è diventato un grande business, dominato dall’isterismo. La confusione e la tensione non fanno per me. Pensate che non uso neanche il cellulare. Squilla sempre nei momenti meno opportuni”.