Rally di Monte Carlo: quando il “Monte” partiva da Palermo

Rally di Monte Carlo: le partenze da Palermo

di Vincenzo Prestigiacomo

Caratteristica di una delle gare più importanti di auto­mobilismo, il Rally di Mon­tecarlo, è la partenza da varie città europee con varie tappe di avvicinamento che portano a Monaco, da dove ha inizio il percorso comune. Negli ultimi anni a vantarsi di questo onore in Italia sono state Roma e Se­striere, ma non tutti sanno che Palermo nel passato è stata per ben dieci volte sede di partenza. Il primo via da Palermo fu dato domenica 18 gennaio 1932.

La prima partenza da Palermo

Era l’XI edizione del Rally di Montecarlo e le vetture iscritte erano tre, tutte ap­partenenti ad un gruppo di cinque piloti inglesi. Ad es­si si aggregò il palermitano Francesco Paolo Basile. La partenza ebbe luogo al­le 7,00 in via Catania, dinan­zi alla sede del RA.C e fu la vettura n. 224, guida­ta da Miss Robertson e da Miss Howell, a lasciare per prima Palermo. Seguì la n. 223, guidata da Miss Richmmond e da Mr Mon­ce. Erano le 7,32 quando la terza vettura, n. 222 con a bordo Mr Beatson e Francesco Paolo Basile, si allontanò da via Catania.

Fu tale l’interesse e l’affluenza di pubblico che nel­la successiva edizione la XII, gli organizzatori mone­gaschi – in testa il Commissario Sportivo Antony Noghes – riconfermarono Palermo come sede di partenza per l’Italia.

Nella not­te tra sabato 22 e domenica 23 gennaio 1933, sempre da via Catania, partirono due vetture, la Peugeot n. 47 di Herbauro-Jonville e la Lan­cia n. 86 dei principi K Leo­poi von Schoenburg e Thomas von Waldenburg. Commissario di partenza per l’occasione fu il barone Girolamo Vannucci. Erano presenti anche il cav Vin­cenzo Florio e il cronometri­sta barone Lorenzo D’On­des. Più numerose furono le vetture nell’edizione del 1935.

La partenza della prima vettura

Era sabato e alle 6,52 si diede il se­gnale di partenza alla prima vettura, la Ford di Santag. Subito dopo fu la volta della francese Marie Lamberjack su Ford, che si alternava al­la guida con Ma­nna Vitch. Dopo la partenza della decima vettura, il numeroso pubblico agi­tò in segno di festa piccole bandierine tricolori. Era la volta di Felice Nazzaro su Balilla:  l’ex autista-meccanico personale di Vincenzo Florio era popolarissimo tra i siciliani.

Nel 1936 le vettu­re in partenza da Palermo erano tre. La Renault del francese Francois Chevrton, la Fiat dell’italiana An­gela Bourbon e la BMW del tedesco Max Kìmke. Teatro di partenza non era più via Catania, bensì via Aragona, dove si trovava la nuova sede del R.A.C.I. (Reale Automobile Club d’Italia, ndr). Il via fu dato dal dott. Ugo Messina. Nell’edizione del 1937 il Commisario Sportivo mone­gasco Antony Noghes fece pervenire al R A.C.L di Pa­lermo una lista con 22 iscritti. Un vero record! Martedì 26 gennaio via Aragona era stracolma di persone sin dalle prime luci dell’alba.

I personaggi di spicco presenti alla gara

Erano presenti personaggi di spicco come il comm. Lo Casto, presiden­te del R A C I., il marchese di Montallegro, in rappre­sentanza dell’Ente Provin­ciale del Tunsmo, e il cav Vincenzo Florio. Alle 8,00 in punto il Commissario Sporti­vo avv. Pietra diede la partenza. Il primo a sfreccia­re fu il rumeno Cristea su Ford. Molto festeggiati gli italiani Molinari su Simca e Luigi Villoresi su Fiat. L’anno successivo, il 1938, il Rally di MonteCarlo ebbe un numero considerevole di partenti da Palermo. Erano venti vetture. Due dei piloti erano siciliani. Di Pietra da Palermo ed Amedeo da Trapani. Puntualmente alle 12.08 lo starter diede il via e fu lo svizzero Talbot a lasciare per primo la città. Ma la sorte non fu favorevole per i piloti siciliani, che per noie meccaniche dovettero abbandonare la massacrante corsa. Di Pietra nelle Calabrie e Amedeo nei pressi di Messina. Quella del 1939 fu un’edizione dal tono minore a causa dei venti di guerra che cominciarono a spirare in Europa.

La partenza poco prima della guerra

I partenti erano 11, ma in via Pignatelli non c’era il solito bagno di folla ad attendere i partecipanti. La striminzita cronaca annotava la partecipazione del pilota palermitano barone Alfredo De Michele. Dopo la parentesi della seconda guerra mondiali si ebbero altre due partenze da Palermo. Ciò si dovette all’intraprendenza e alle amicizie del Principe Raimondo Lanza di Trabia dente della CSAS. Le edi­zioni furono la XXI e la XXIV.

Si torna a correre dopo la Seconda Guerra Mondiale

Al via dell’edizione «palermitana» del 23 gen­naio 1951 le nazioni parte­cipanti furono 16 con 362 concorrenti. Le partenze avvennero contempora­neamente da Montecarlo, Oslo, Stoccolma, Lisbona, Glasgow e, appunto, Paler­mo. L’Italia fu rappresenta­ta dall’equipe di Palermo con Raimondo Lanza di Trabia in testa e da un gruppo di giovani nobili rampanti quali il marchese Pottino, il conte De Sarza­na, il barone Bordonaro, il conte Federico, il barone De Stefani. Altri piloti di spicco furono tre figli di in­dustriali: Pirri, Biondo e Stagno.

Le condizioni atmo­sferiche non erano buone, ma c’era tanto entusiasmo e in tutti la convinzione di arrivare a Montecarlo. Chi si appresta ad affrontare un così lungo e tortuoso percorso, deve essere do­tato, senza ombra di dub­bio, di una notevole abilità nella guida, di riflessi pron­ti, di resistenza fisica e de­ve disporre di un mezzo meccanico perfetto. Equesti requisiti non mancavano ai partecipanti. Una gran­de folla variopinta era as­siepata in piazza Ruggero Settimo -meglio conosciu­ta come piazza Politeama -e il vociare della gente sapeva di festa La parten­za avvenne davanti all’«Ex­trabar» dei fratelli Caflisch.

Le partecipazioni del principe Lanza di Trabia

Il primo a lasciare Palermo fu 11 conte Giovanni Fede­rico su Fiat. Erano le 14, 28 e la macchina del conte, al «via» dello starter, balzò con un ruggito, scomparen­do veloce lungo la via Eme­rico Amari, e lasciando sulla scia un delicato profumo di olio di ricino. Iniziò così la durissima corsa, che dal ca­poluogo siciliano fino a Mon­tecarlo si snodò per ben 3.295 chilometri. Dopo pochi minuti fu la volta del princi­pe Lanza di Trabia su Alfa Romeo 2500 «Freccia d’Oro», colore blu Francia, con lui l’amico Fabrizio Moroni ed il giornalista Nino Nutrizio. Il principe Lanza fu il più fe­steggiato e portò con sé una statuetta di bronzo raffigu­rante la Venere di Siracusa affidatagli dall’onorevole Drago – Assessore Regio­nale al Turismo –per do­narla a S.A. Serenissima Ra­meri III di Monaco.

A tal pro­posito racconta 11 conte Giu­seppe De Sarzana. Il fagotto durante il percorso dava fa­stidio a Raimondo e agli al­tri due componenti, tutta via arrivò a Montecarlo senza una scalfittura. Ma bisogna­va consegnarlo al principe.  Tutti snervati dalla lunga attesa, arrivò S.A. Serenissi­ma. A questo punto Raimon­do gli si avvicinò e lo salutò frantumandogli sul tavolo della premiazione la bella Venere di Siracusa. Ci fu un momento di sgomento. Tremante era la coppia Tre­voux-Cravetto -vincitrice del Rally-.

La partenza da piazza Ruggero Settimo

Ma seguì una ri­sata generale. Rise anche 11 principe Ranieri. Si pensò così che fosse l’ultima trova­ta di Raimondo Lanza che da tutti era conosciuto come “giocherellone”. Certo Rai­mondo potè permettersi quel gesto perché era mol­to amico di Ranieri. An­che nella XXIV edizione il Rally partì da piazza Rugge­ro Settimo. Era il 19 gennaio 1954. Un’ora prima della partenza piazza Ruggero Settimo e via Emenco Ama­ri erano già gremite di folla.

Lo starter era il principe Starrabba di Giardinelli. C’era pure Tito Carapezza, da poco nominato Commis­sario dell’Automobile Club di Palermo. Quando si ab­bassa la bandierina dello starter sono le 14,47 e lo svizzero Patthey su Por­sche fu il primo a sfreccia­re per via Emerico Amari. Seguirono, ad intervalli di due minuti, Ovidio Cappel­li su Fiat, Giusto Tanara su Lancia Aurelia, Guido Ca­stelli su Alfa Romeo, Char­les Hubert su Porsche, De Noix su Peugeot, Jean Mar­cellet su Simca. Infine alla partenza la coppia paler­mitana formata dal mar­chese Francesco Arezzo di Celano e dal conte Giovan­ni Federico su Lancia Au­relia B20 2500. Il concerto del motore acceso manda in visibilio la folla.

Poi il ruggito si fa più graffiante al «via» del principe di Giardinelli e in pochi se­condi il bolide di colore avorio scompare immet­tendosi lungo il Foro Um­berto.

Il racconto del marche­se Francesco Arezzo di Celano

«E stata un ‘espe­rienza bellissima. Giovan­ni ed io eravamo gli unici palermitani partecipanti. Ci arrampicammo lungo lo stivale senza intoppi e sen­za penalizzazioni e in noi c’era la speranza di arriva­re almeno secondi assolu­ti.

Dopo due notti arrivam­mo al controllo di Firenze in perfetta media. Eravamo caricati e in noi non c’era­no segni di stanchezza. Poi nei pressi di Monaco arri­vammo con il parabrezza infangato, così uno spetta­tore volendoci aiutare, vi rovesciò un secchio d’ac­qua. Fu un disastro! Pur­troppo il freddo polare ghiacciò l’acqua e, mentre io guidavo. Giovanni con le unghia cercava di far sal­tare quello strato di ghiac­cio. Nonostante ciò arri­vammo a Montecarlo anco­ra senza penalizzazioni. Ma qui nelle ultime prove an­dammo malissimo.

Ci restò la consolazione di essere stati i primi assoluti fra i tre­dici partenti da Palermo. Vinse meritatamente il Ral­ly di Montecarlo Luigi Chi­ron su Lancia “ufficiale”. La sera della premiazione – che ebbe luogo all’Hotel de Paris – ebbimo però tante pacche sulle spalle. Poco? Direi proprio di no!». 

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