Rally di Sicilia: quando i “rallies” erano sconosciuti
Corse di Ieri - Pubblicato il 20 Agosto 2020 - 12:00
di Piero Libro – Riproduzione riservata
I Rallies in Sicilia hanno assunto grande rilevanza, e vi sono state stagioni nelle quali se ne disputava uno ogni due settimane. La specialità debuttò nell’isola esattamente 43 anni addietro, proprio nel mese di marzo. Quando si disputò la prima edizione del Rally Internazionale di Sicilia. Nel 1971 sulla “Targa” iniziavano ad addensarsi nubi scure. La Commissione Sportiva Internazionale aveva lasciato intendere che le corse di velocità su strada – con le potenti vetture di quei tempi – non sarebbero potute durare in eterno. In effetti quella del 1973 fu l’ultima edizione con validità mondiale.
All’AC Palermo si iniziò a riflettere sulle possibilità di continuare ad organizzare una corsa su strada di grande prestigio. La formula non poteva che essere quella dei rally. Lo chiedevano anche i piloti di allora. Primo fra tutti il palermitano “lccudrac” (Guadalberto Carduccio) unico siciliano che già si cimentava nei rallies ad alto livello. Ed anche coloro che prendevano parte alle gare di “regolarità”, che nel capoluogo facevano capo alla scuderia “La Clessidra“. La prima edizione del “Sicilia” si sarebbe dovuta disputare proprio nel ’71, ma non si fece in tempo.
Così raccontava la “genesi” della gara Antonio Pucci, ai tempi consigliere del sodalizio palermitano: “la gara era nata come “Rally di Sicilia”, ma gli altri Automobile Clubs dell’Isola che avrebbero dovuto collaborare con noi. Dopo una ricognizione del percorso di gara, allarmati, ci hanno lasciati soli, e se non avessimo avuto come Presidente del nostro club l’avvocato Antonino Sansone, che innanzitutto è uno sportivo, questo rally oggi non sarebbe una realtà. Così una mattina d’estate del 1971 siamo partiti alla ricerca del percorso accompagnati dal nostro “inimitabile” direttore Antonino Pizzuto. Che, coraggiosamente era, con Giacomo Sansone segretario dell’AC Palermo nella Fiat 124 di Giulio Barresi, mentre io ero su una Fiat 127 con Ninm Fai/la presidente della Scuderia Pegaso e il buon Tubolino custode di Floriopoli. E così cercando strade “rallystiche” sulle Madonie, abbiamo fatto il primo tracciato e dopo, giorno per giorno, é nato 11 percorso definitivo. Durante il collaudo del percorso siamo partiti in giro per le Madonie con gli inviati della CSAI. Ed in uno dei tratti più difficoltosi una vettura è andata a finire, con i delegati CSAI, nel fiume /mera. Un bagno fuori stagione. Il collaudo fu comunque favorevole e la gara iscritta in calendario.”
Percorso d’altri tempi
I rallies di quell’epoca si disputavano quasi sempre su sterrati “scassa-macchine”, con pietre e spuntoni che non ammettevano distrazioni. Aggiungendo le conseguenze dei temporali che imperversarono sul percorso prima e durante la gara. Si capirà in che condizioni si disputò la corsa. La quale – tanto per far comprendere le sue ambizioni – aggiunse la qualifica di “Internazionale”.
Il Trofeo “Madonie e Cefalù” era un omaggio all’area sulle quali vennero ricavate le prime “speciali”. Ed alla cittadina normanna che divenne sede di arrivo e della direzione gara. La partenza invece avveniva da piazza Politeama a Palermo, già sede di start e traguardo del Giro di Sicilia. 12 erano le prove speciali (prevalentemente su sterrato) in ognuna delle due tappe. Dieci si ripetevano al sabato e alla domenica, mentre la Cefalù-Gibilmanna si disputò solo al sabato (con tempo libero e senza navigatore). Rimpiazzata la domenica da un secondo passaggio sulla “Ferla“.
Perché il giorno precedente la gara una frana portò via un pezzo di strada sul percorso Nociazzi – Madonna dell’Alto. Il Sindaco di Castellana convise il parroco a suonare le campane a martello. Gli uomini si radunarono in piazza ed in 60 si misero al lavoro, aggiustando la strada. Il tutto fu però vano in quanto la prova fu poi annullata.
Parco partenti eterogeneo
58 gli equipaggi iscritti al Rally di Sicilia, 30 dei quali siciliani e tutti “debuttanti” nella specialità eccetto “lccudrac” e signora (“Aldeg“), che da tempo disputavano gare di “Campionato Internazionale Marche” e tricolori. Naturalmente le auto dei piloti siciliani erano quelle solitamente impiegate per la velocità, quindi non molto robuste, e parteciparono modelli insoliti anche per l’epoca (Renault Gordihi R12, Autobianchi 111 Primula, Simca 1100 Ls). Svanì la possibilità di vedere al “via” (con un’Alfa Romeo GtAm) Nino Vaccarella, in quello che fu il suo ultimo anno di gare. In compenso si ebbe alla partenza il “big”, del momento, Sandro Munari, che in coppia con Mario Mannucci a gennaio aveva vinto con la Lancia Fulvia HF il suo primo (di tre) Rally di Montecarlo.
In 52 al via del Rally di Sicilia
Il primo equipaggio prese il via un minuto dopo le 8 di sabato 5 marzo, e apriva anche il Campionato Italiano. Direttore di Gara “Peppino” Palmieri (coadiuvato dal padovano Lazzaretti), che dal 1959 era il segretario di manifestazione della Targa Florio. Nella prima prova speciale del Rally di Sicilia svettava Barbasio, che però commetteva subito dopo un errore da principiante: nel trasferimento, contento del tempo staccato, si slacciava le cinture di sicurezza, sbattendo contro un albero e finendo lì la sua gara.
Nelle prime otto prove il confronto era fra Munari e Pinta, che si alternavano al vertice, vincendo quattro prove ciascuno (una ex-aequo). Nella prima tappa, vennero annullati i due passaggi previsti nella zona di Castellana per impraticabilità delle strade, e si chiude con PintoMacaluso in testa. Lungo il trasferimento verso l’arrivo cede però il cambio della loro 124, e le 11 o per natalità di ritardo lo fanno scivolare al quarto posto nella classifica assoluta. Primo diviene Munari, davanti a Smania e Bisulli; fra i privati i migliori erano Pittoni-“Joseph” sesti su Porsche; primi dei siciliani i palermitani Milella-“Argia”, 12° su Lancia Fulvia gruppo 3, davanti a Ballestrieri, in ritardo dopo essere rimasto fermo sopra a una grossa pietra nella seconda prova e più veloce negli ultimi due tratti cronometrati.
In 30 si ripresentavano al “via” della seconda tappa; fra questi Pinta, la cui vettura era stata riparata, tant’è che risulta il più veloce nella prova d’apertura, ed anche in quella successiva, ma proprio nel successiva trasferimento il cambio restava bloccato in seconda marcia e il pilota comasco era costretto al definitivo ritiro.
Munari viaggiava tranquillo in testa, con Ballestrieri alle sue spalle sino alla penultima prova quando pure lui doveva dare forfait per noie meccaniche. Due migliori tempi in prova anche per Paganelli ed uno per Smania. Munari taglia al comando il traguardo di Cefalù, davanti alle Fiat 124 Spider ufficiali di Smania, Paganelli e Bisulli.
Quest’ultimo arriva su tre ruote, dopo averne persa una negli ultimi metri della prova speciale conclusiva, a seguito dell’urto contro un grosso masso. Pittoni-“Joseph” (Porsche 911 gruppo 3) mantengono il primato fra i privati. Due equipaggi siciliani entravano nella “top-ten”: al nono posto Claudio Mazza e “Frank Mc Boden” (Francesco Di Matteo), alternatisi alla guida della Lancia Fulvia gruppo 3 nelle p.s. e addirittura primi nella penultima, per i colori dell’Ateneo.
Mazza era alla sua prima esperienza con le corse, nella quale non sarebbe più tornato, mentre “Frank Mc Boden” vincerà poi diverse cronoscalate. Decimo posto per i palermitani Milella-“Argia”, provati dalle condizioni delle strade, arrivati al traguardo senza il parabrezza ed il lunotto posteriore della loro Fulvia, persi all’inizio della seconda tappa, che hanno concluso stoicamente “al freddo ed al gelo”. Soltanto 13° i rallisti “lccudrac”-“Aldeg” (Fiat 125 S). Solo 19 gli equipaggi classificati.
1973: Munari si ripete
Sembra una fotocopia della prima, almeno per quanto riguarda le condizioni meteo, i protagonisti e per la lotta in famiglia tra Lancia e Fiat. La prima schiera Sandro Munari e Amilcare Ballistrieri sulla Fulvia HF 1600, mentre le 124 Spider sono affidate a Maurizio Verini ed al nuovo acquisto, il Campione italiano in carica, Sergio Barbasio. Il “Drago” l’anno prima ha vinto al Montecarlo, oltre alla doppietta siciliana (Rally prima e Targa Florio poi con la Ferrari ed in coppia con Merzario).
La gara – anche quella flagellata da pioggia e vento, ma con percorso prevalentemente su asfalto – si è decisa già alla prima tappa, con le posizioni che non sono poi cambiate. Munari-Mannucci l’hanno fatta da padroni tra il tifo del pubblico, , vincendo 11 prove speciali e piazzandosi davanti ai compagni di squadra Ballestrieri- Maiga.
Seguono le due Fiat 124 di Barbisio-Macaluso e Verini-Scabini, i quali si sono imposti rispettivamente in dieci e tre frazioni cronometrate. Polemiche in casa Fiat poiché l’annullamento di alcune “piesse” avrebbe favorito volutamente la Lancia.
In gruppo 1 primato per Brai-“Rudy” (Opel Ascona/Conrero), quinti assoluti. Fra gli altri equipaggi ufficiali, ritirati Paganelli-Russo (Fiat) e Pregliasco-Garzoglio (Lancia). Al decimo posto il primo equipaggio siciliano, formato dagli inseparabili velocisti palermitani Raffaele Restivo-“Apache” (Alfonso Merendino), alternatisi alla guida di una Fiat 124 St. Dei 53 partiti solo in 18 hanno tagliato il traguardo.
1974: finalmente Ballistrieri al Rally di Sicilia
Siamo in piena crisi petrolifera; è il periodo dell’austerità, delle “domeniche a piedi”, ed anche il “Sicilia” deve adeguarsi al risparmio energetico: la gara si articola, pertanto su una sola tappa, con partenza da Cefalù. Viene schierata, e apre una lunga serie di successi, la nuova “bestia” dei rally della Lancia, la Stratos.
A condurla sul gradino più alto del podio della seconda prova del Campionato Italiano è Amilcare Ballestrieri (ancora in coppia con Sergio Maiga), dopo la sfortunata partecipazione siciliana del 1972. Ed il secondo posto dell’anno precedente. Ballestrieri non ha rivali durante la gara, ed a maggio emulerà Munari vincendo anche la Targa Florio (in coppia con Gerard Larrousse, sempre su Stratos).
Costretta al ritiro (per rottura del cavo dell’accelleratore) l’altra Stratos ufficiale affidata ai francesi Andreut-“Biche”, Ma gravata da problemi di maneggevolezza a causa dell’elevata potenza essendo il primo esemplare ad utilizzare il propulsore sovralimentato.
La squadra Fiat deve ancora una volta accontentarsi delle briciole, con il secondo posto di Fulvio Bacchelli ed il terzo di Verini. Fra i privati si impone Claudio De Eccher (quarto su Porsche 911 Carrera), mentre fra i siciliani finalmente è primo il “precursore” dei rallisti, il palermitano “lccudrac” in coppia con Roberto Barbato (fotoreporter e ca-fondatore poi di Sicilia Motori) su Porsche 911, davanti a Ninni Runfola-Claudio Bellanca.
Debuttano altre due vetture del Gruppo Fiat. La Lancia Beta Montecarlo di Pregliasco (ritirato) e la Fiat X1/9 Prototipo di Giorgio Pianta, “out” dopo due prove per guasto semiasse ..
1975: Pinto in solitaria
Nuovamente su una sola tappa, l’edizione numero tre, è forse una delle meno emozionanti: con l’unica Stratos ufficiale affidata a Lelle Pinto-Alrnaldo Bernacchini non hanno avversari (manca anche la squadra Fiat), aggiudicandosi ben 16 delle 18 prove speciali in programma, e lasciandosi alle spalle i compagni di squadra Pregliasco Reisoli, in gara con la Lancia Beta Montecarlo, che ha raggiunto una buona affidabilità.
Notevole la prestazione dei privati: De Eccher (passato alla Stratos e con a fianco Breggion), è terzo guadagnando una posizione rispetto all’anno precedente. Alle loro spalle gli equipaggi ufficiali Alfa Romeo, partiti all’arrembaggio ma poi rallentati da noie alle Alfetta Gt gruppo 2: Ballestrieri chiude al terzo posto davanti a Svizzero.
Primo dei siciliani è il “Presidente” (della scuderia Ateneo) Renato Barraja, 13° assoluto con la Porsche 911, e navigato da Barbato che dunque si concede il bis. Il lungo elenco dei ritirati comprende anche Bobo Cambiaghi (che aveva iniziato al top con la Porsche), Polese con l’ammirata De Tomaso Pantera, ed i palermitani “Apache” e Restivo, i quali stavolta non sono in coppia. Merendina è navigato da Mario De Luca, mentre a fianco dell’avvocato siede l’allora 30enne Giuseppe Ayala assurto poi alla notorietà per la sua apprezzata carriera di Magistrato (è stato Pubblico Ministero al primo processo).
1976: Preglisco è europeo
La gara diviene internazionale a tutti gli effetti: avendo ottenuto la validità per il Campionato Europeo seppur con il minimo coefficiente (1). Ancora una volta c’è una sola Lancia Stratos ufficiale al via, ma basta per contenere quelle private. Al volante c’è Pregliasco, che anche grazia a questo successo si conferma beniamino dei tifolsi.
Fra questi emerge la comunità termitana dei “fusi” protagonisti di episodi di sano entusiasmo per il loro pupillo oltre che per il rallye. Le piazze d’onore sono occupate dalle Stratos di due equipaggi del Jolly Club: Bianchi-Mannini e Ambrogetti-Torriani. Seguono le ingombranti, ma valide, Opel Commodore Conrero gruppo 1 di Brai-“Rudy” e “Lucky”-Braito. Si ricompone la coppia Restivo-“Apache” e con la Porsche 911 si piazzano al 6° posto assoluto (e primi fra i locali).
Al 13° posto su Alfa Romeo Gt si piazza la coppia palermitana formata da Alberto Commodore Conrero gruppo 1 di Brai-“Rudy” e “Lucky”-Braito. Si ricompone la coppia Restivo-“Apache” e con la Porsche 911 si piazzano al 6° posto assoluto (e primi fra i locali). Al 13° posto su Alfa Romeo Gt si piazza la coppia palermitana formata da Alberto Carrotta e Ornella Amara. Che in seguito faranno parlare molto di loro …
1977: arrivano gli stranieri al Rally di Sicilia
Si respira veramente aria “europea” al “Sicilia”. Per iniziare la sua scalata alla riconferma del titolo continentale il francese Bernard Darniche sceglie proprio (e sarà la sua “prima volta”) la gara siciliana, tornata su due tappe. “Nanard”, come è soprannominato, è già uno dei piloti più affermati: è stato pilota ufficiale Alpine Renault e Lancia con cui ha vinto due gare iridate.
Con l’inconfondibile Lancia Stratos bleu della Chardonnet (importatore Lancia per la Francia). In coppia con Mahé non ha avversari. Debuttano stabilmente nella massima serie tricolare le Fiat 131 Abarth private ed anche “Tony” (Fassina), che con la vettura torinese ottiene la piazza d’onore, davanti alla “vecchia conoscenza” Ballestrieri, passato adesso alla Opel Kadett Gte/Conrero, con la quale vince il gruppo 2.
Primo fra i siciliani al Rally di Sicilia è nuovamente Raffaele Restivo. Che avvia il sodalizo con il navigatore Federico Marino su Volkswagen Golf Gti. Due ritiri resteranno memorabili. Quello di Carrotta (ancora in coppia con Amara), che dopo avere occupato il 6° posto con la vecchia Alfa Romeo Gt troverà poi sbocchi professionali, e quello di Carello-Perissinot.
Quest’ultimi, infatti, nel 1978 vinceranno il Rally di Sicilia per la prima volta abbinato alla Targa Fiorio. E inizierà una nuova storia.