Valdesi – Santuario: uno stop in nome della sicurezza
Corse di Ieri - Pubblicato il 28 Luglio 2020 - 17:21
Tratto da Sicilia Motori – Anno IX n. 3 (106) Marzo 1990
di Piero Libro – Riproduzione riservata
Quattro successo anni di sempre vita, creun scente, poi scomparve dal calendario delle gare. È la storia ·della cronoscalata «Valdesi-Santuario S. Rosalia» che vide la luce nel 1959 per concludersi dopo sole quattro edizioni.
Fu ideata dall’Automobile Club Palermo, un anno dopo la costruzione della «panoramica» sul versante occidentale di Monte Pellegrino. Una strada larga, con due gallerie, che partendo da Viale Regina Margherita porta sino al piazzale antistante la grotta della Patrona di Palermo.
L’unico problema di allora, che è anche quello di oggi, la poca sicurezza del tracciato, in quanto dai costoni della montagna inaspettatamente possono staccarsi enormi massi rovinando sulla sede stradale.
Un problema di sicurezza
Se allora la sicurezza poteva essere maggiore per le fresche opere di consolidamento, a distanza di anni questa panoramica – dalla quale si ammira uno splendido paesaggio su Mandello e il suo golfo – è teoricamente chiusa al traffico (per i sopracitati motivi) ed esiste un palleggiamento tra l’Amministrazione provinciale – che l’ha costruita – ed il Comune – che ne sarebbe il proprietario – su chi debba intervenire per renderla sicura e farvi la manutenzione.
In attesa che qualcuno illumini … le menti comunali e provinciali, chi si avventura su questo percorso lo fa a proprio rischio. Uno sbarramento a valle ed uno a monte, peraltro facilmente superabili, ne indicano la non transitabilità. Parlando con alcuni piloti, protagonisti di questa gara, tale motivazione è emersa come la causa principale che fece calare il sipario su questa gara in salita, più veloce della classica Montepellegrino che si corre sul vecchio tracciato nella parte orientale.
L’albo d’oro della Valdesi – Santuario
Due Maserati e altrettante Alfa Romeo hanno tagliato per prime il traguardo di questa corsa, che ha iscritto nel breve albo d’oro i nomi di Nino Vaccarella, Vincenzo Riolo, Antonio Accardi e del compianto Nino Todaro. Il primato della corsa è detenuto dal «preside volante» che nel 1959 percorse i settemila metri del tracciato in 3′ 56″ 1, alla media di 106. 734 Km/h. Alle sue spalle Nino Todaro con uno scarto di 2′ ‘6.
Seguirono Vincenzo Riolo e Antonino Accardi. Ma bisogna considerare che i primi due gareggiarono nella categoria Sport (presenti il primo e l’ultimo anno), mentre gli altri due si imposero nella categoria Turismo con vetture di cilindrata 1300.
La gara partiva subito dopo la prima curva della panoramica e lo striscione del traguardo veniva issato dopo l’ultima curva prima del piazzale antistante il Santuario. Lungo il percorso si assiepavano migliaia e migliaia di spettatori che, tranne la prima edizione disputatasi nei primi di maggio, dovevano sopportare il solleone palermitano di fine giugno.
La prima edizione
La prima edizione coincise con l’apertura della stagione su strada 1959. Le cronache del tempo definirono impeccabile l’organizzazione del- 1′ AC Palermo ed il favorito della vigilia era il giovane Nino Vaccarella che in poco tempo aveva collezionato successi su successi, facendo intuire che avrebbe avuto un futuro luminoso.
Le parole di Vaccarella
«Era la prima gara che facevo – dice Vaccarella– con la Maserati 2000. Il percorso si presentava veloce, sicchè diedi dentro sin dalle prime curve, facendo fermare i cronometri su un tempo che resistette nei quattro anni di vita della corsa, ma soprattutto staccando di oltre 10″ il secondo classificato alla guida di una vettura con 1000 centimetri cubici in più n-spetto alla mia».
Nel 1960 al via non vi furono vetture Sport per l’esiguo numero di concorrenti. Vinse un’altra promessa dell’automobilismo palermitano, Vincenzo Riolo, che a fine stagione verrà scelto per correre in Formula Uno assieme a Bandini. Una F. l che mai si concretizzò perché Riolo dovette assumere la guida della concessionaria Lancia, a seguito del decesso del padre. Nei primi tre posti altrettante Alfa Romeo Super Sport, ma con Riolo che staccava il secondo di ben 11′ ‘. Furono migliorati sei primati di classe.
Il racconto di Riolo
«Quella strada la conoscevo bene – racconta Riolo – vi salivo frequentemente nel corso delle settimane alcune volte portandomi delle ragazze e mentre mi allenavo capitava che ci si fermava nella galleria piu lunga.
A parte gli scherzi, di questa gara ricordo un episodio. Mi fu raccontato dell’ingegnere Ugo Mauthe, collaboratore di mio padre, con il quale si trovava nei pressi del traguardo. Mancava un concorrente perché potessi avere il «via», ma questi diede forfait ed io partii con un minuto di anticipo sul programma-orario.
In vetta mio padre sentì il rumore di una macchina che arrivava e senza vederla comunicò a Mauthe che era la mia. L’ingegnere gli rispose che io sarei partito un minuto dopo l’arrivo della vettura della quale si sentiva il rumore del motore. Quando arrivai al traguardo Mauthe rimase stupito e chiese a papà come avesse fatto a capire. E mio padre: «caro Ugo, ero sicuro che fosse Enzo da come cambiava».
La terza edizione
La terza edizione fu definita dai cronisti dell’Epoca «rovente per le condizioni ambientali e per le polemiche». L’ultimo anno di vita. Ritornano in gara le sport e, logicamente fanno primo e secondo assoluto.
Sono le vecchie Maserati 2000, ma alle spalle della coppia si inserisce l’ Abarth 1000 di «Johnny Walker» che precede un’altra Maserati. Sotto questo pseudonimo correva Antonio Riolo, fratello di Vincenzo, come a dimostrare che buon sangue non mente.
A rendere piu difficile il successo di Nino Todaro che assieme a Trapani, Paratore e Termini partirono per ultimi, la presenza sull’asfalto di numerose macchie d’olio lasciate da precedenti vetture in un tornante.
«Riguardo quest’ultime bisogna registrare la squalifica del vincitore Renato Fiore su un’Alfa Romeo Giulietta Sprint che percorse i sette chilometri del tracciato in 4’17″2 alla media di 97,793. A conclusione della gara gli fu controllato il motore che risultò di cilindrata maggiore. Polemiche con i commissari che non avrebbero effettuato convenientemente tutti i controlli. Ad essere dichiarato vincitore fu il secondo arrivato, Antonio Accardi. Tre primati di classe migliorati, record della corsa imbattuto. – riporta una cronaca di quell’anno – entrare ed uscire da questo tornante badando a non finirvi sopra, sicchè dovevano allargarsi parecchio a discapito del tempo».
Questa corsa avrebbe potuto avere un sicuro avvenire, unica al mondo in quanto si scalava uno stesso monte da versanti diversi, con caratteristiche diverse, ma l’incuria di chi gestiva e gestisce la cosa pubblica palermitana è scomparsa da ben 28 anni. Chissà se nel futuro…