Coppa d’Oro Siracusa, la F1 non oscurò la popolarità
Corse di Ieri - Pubblicato il 28 Luglio 2020 - 18:00
Tratto da Sicilia Motori – Anno XI n 5 (130) Maggio 1992
di Italo Formosa – Riproduzione riservata
«Coppa d’Oro Sicilia». Questa la denominazione ufficiale della competizione siracusana, nata come prova per saggiare le possibilità di un circuito stradale, ma sul quale, poi ben presto tecnici ed organizzatori, ebbero la lieta sorpresa di poter svolgere delle vere e proprie gare di velocità. La Coppa Oro, come sarà poi definitivamente chiamata per amore di brevità e concisione, fu da molti considerata la sorellina minore del Gran Premio di Formula 1, che dall’anno successivo avrebbe, inevitabilmente relegato in secondo piano la Coppa Oro. Il battesimo ufficiale del tracciato di 5.450 metri avvenne il 30 aprile 1950, e nei due giorni precedenti vennero tenute le prove ufficiali che servirono anche da selezione.
Infatti sui 35 iscritti, dovevano essere scelti i venti migliori tempi degli altrettanti piloti che si schiereranno al via della gara. Val la pena di citare gli iscritti a questa prima edizione della Coppa Oro, se non altro per testimoniare, oltre alla loro enorme passione sportiva, l’altrettanto enorme fiducia che dimostrarono nell’organizzazione e nella validità di una gara appena nata, su un circuito appena nato. Il 26 aprile 1950 vennero sorteggiati ed assegnati i numeri di gara ai 35 iscritti.
I numeri di gara della Coppa d’Oro Siracusa e gli iscritti
Ecco i numeri di gara e gli iscritti: 2 -Placido (Stanguellini 1500); 4 -Ascari (Ferrari 2000); 6 – Giamporcaro (Siata 1100); – Patané (Stanguellini 1100); 10 -Zagone (Fiat 1100); 12 -lemma (ND 1100); 14 – «Lady Crispenus» (Siata 1100); 16 – Musmeci (Maserati 2000); 18- Schermi (Stanguellini 1100); 20 – Castro (Alfa Romeo 2000); 22 – Tornatore (Fiat 1100; 24 – Biondetti (Maserati 2000); 26 – Bellucci (Lancia sperimentale); 28-X (Xl 100); 30 – De Filippis (Maserati) 2000); 32 – Musso (Ferrari 2000) 34 -«Mister Crispenus» (Stanguellini 1100); 36 – La Motta (Ferrari 2000); 38 – Puma (SV A); 40 -X (X 2000); 42 – Grimaldi (Abarth 1500); 44 – Bracco (Fehari 2000); 46 -Bernabei (Ferrari 2000); 48 – Pottino (Ferrari 2000); 40 – Cammarata (Cisitalia 1100); 52 – Bordonaro (Ferrari 2000); 54 -X (X 2000); 56 -Salonia (Cisitalia); 58 -Cortese (Frazer Nash 2000); 60 – Di Stefano (Fiat 1100); 62 -Sorrentino (Ferrari 2000); 64 -Motta (Fiat 1100); 66 – X (X 1100); 68 -Cherubini (Ferrari 2000); 70 – Garofalo (Fiat 1100).
Dopo due giorni di prove, del tracciato e delle vetture, in un clima di vero entusiasmo tale da dover essere frenato a stento tra gli spettatori, alle 15 del 30 aprile 1990, la bandiera nazionale del direttore di gara si abbassa. In prima fila per i migliori tempi ottenuti in prova partono La Motta, Musmeci e De Filippis, poi Cherubini e Bordonaro in seconda fila, in terza Pottino, Placido e Garofalo, in quarta Salonia e lemma, in quinta Patané, Castro e Ferlito (quest’ultimo tra gli iscritti era indicato con una X). In sesta fila Motta e Crispenus, in settima e ultima fila Tornatore e Cammarata.
Il miglior tempo di La Motta
Il miglior tempo nelle prove lo aveva fatto registrare La Motta in 2’42″e 4/5, seguito da Musmeci con 2’44” e staccata di due quinti una cara conoscenza (divenuta tale successivamente) degli appassionati siracusani: Maria Teresa De Filippis su Maserati 2000 che non ebbe molta fortuna durante la gara. Il percorso fu ripetuto per 55 volte per complessi vi 299 chilometri e l’acese Musmeci su Maserati 2000 tagliò per primo il traguardo dopo 2 ore 26′ e 56″ alla media di 122,402.
Dopo Musmeci arrivarono nell’ordine Cherubini a 2 giri e via. La Motta, Pottino, Cammarata, Garofalo, Patanè, Bracco Tornatore, Giamporcaro quest’ultimo distanziato di ben 15 giri. Il giro più veloce fu del vincitore Musmeci, che al penultimo giro, forse consapevole di avere ormai la vittoria assicurata, forzò la sua Maserati 2000, dopo un’estenuante gara, e raggiunse il tempo record di 2’30” alla media di 130’800 km/h.
Il successo della manifestazione e l’appassionante condotta di gara dei piloti fecero passare in secondo ordine la delusione per il forfait che diedero i tanto attesi Ascari, Biondetti e Bracco. Il successo della prima edizione della Coppa Oro, varca i confini dell’isola e negli ambienti motoristici italiani si incomincia a guardare con maggiore attenzione al neonato circuito siracusano. Anche perché viene organizzato il 1 ° Gran Premio di Sircusa.
Le classi 1100 e 2000
In questa edizione vengono distinte le due classi delle 1100 e delle 2000. Si hanno così due categorie di concorrenti che si considerano in due prove separate la Coppa Oro che andrà, naturalmente, a chi avrà fatto registrare il miglior tempo. Già nelle prove ufficiali si delinea il duello tra i favoriti Sighinolfi e Stagnoli che demoliscono tutti i tempi registrati nell’edizione precedente. Nella classe fino a 1100 Sighinolfi fa registrare il miglior tempo con 2’32” 1 alla media di km/h 127,726, mentre a oltre 7″ arriva Fagioli su Osca.
Nella 2000, come previsto, è stagnoli che dovrebbe dettare legge, ma trova, almeno in prova, due avversari poco arrendevoli: Carini con la sua Osca, e il conte Marzotto su Ferrari. Addirittura Carini fa registrare lo stesso tempo di Stagnoli, mentre Marzotto si piazza a 2″ di distacco, al terzo posto. Ma i tre partono sulla stessa linea. Sono 25 i giri da effettuare per ogni classe per complesivi 135 chilometri. La prima prova è riservata alla cilindrata inferiore che prende il via (starter d’eccezione Gigi Villoresi) alle 14,30 di sabato 10 marzo 1951. Una gara senza storia quella vinta da Sighinolfi che si piazza al primo posto, distanziando di ben 28″ l’esperto Fagioli.
Seguono poi in ordine sparso e con enormi distacchi, Lietti, Rossi, Vanda, Lorenzetti, Vinieri, Minghini, Lo Monaco, Cherubini, quasi tutti doppiati di uno o due giri. Se la gara delle 1100 è stato un monologo di Sighinolfi, la 2000 sarà di una emozionante incertezza. Stagnoli, Carini, Bianchetti, Marzotto, partono come razzi al «via» dato dal campione del mondo Farina. Passeranno in questo ordine sulla linea del traguardo nei primi tre giri, con un distacco che va da 10 a 20 metri.
La vittoria di Stagnoli
Ad un certo punto è Carini che intraprende un’azione di forza girando in 2′ 29″, seguito da Marzotto e Bianchetti, mentre stagnoli viene distanziato stranamente di un centinaio di metri. Al nono giro inizia la riscossa di Stagnoli che continuerà inarrestabile fino alla vittoriosa conclusione. Prima al nono giro stabilisce il nuovo record sul giro in 2’28”, poi lo demolisce ancora al ventunesimo giro, abbassando a 2’25″3 alla media di 133’515 km/h che sarà anche il giro più veloce. Alla fine Stagnoli vince con il tempo di h.02’40” 1 alla media di 129,241. Seguono nell’ordine Paolo Marzotto a 6″, Bianchetti ad oltre un minuto. La Ferrari fa l’en plein, piazzando tra gli arrivati anche Cornacchia e Bordonaro.
Cinque Ferrari su 10 arrivati. Buona la prova dell’acese Musumeci, vincitore della prima edizione, che con la sua Maserati si piazzerà settimo ad un giro. Il giorno dopo la festa continua con la prima edizione del Gran Premio e la partecipazione di nomi mitici dell’automobilismo italiano: Villoresi (che vinse la prima edizione), Ascari, Farina. Gli organizzatori decidono di tornare alla formula della gara unica per le classi fino a 1100 e 2000 e oltre. Anche perché molti piloti, come il vincitore Castellotti, si presentano con cilindrate che vanno dai 2340 e.e. di Bianchetti, ai 2800 di Carini e Castellotti appunto.
Il duello Castellotti – Sighinolfi
Ancora un duello si annuncia, quello tra Castellotti e Sighinolfi passato dalla 1100 alla 2000 per questa terza edizione della Coppa Oro. Un duello che già al termine delle prove fa registrare il tempo di 2’24” per Castellotti e quello di Sighinolfi superiore appena di 4/5, alla media di 135 km/h per Castellotti, e di 134,254 per Sighinolfi. In gara sarà ancora più aspra, ma leale battaglia tra i due, con un quartetto formato da Paolo Marzotto, Bordoni, Romano, e Comotti, tutti entro un tempo di l’ e qualche decimo, dal capofila della categoria corsa Castellotti. La Gara è un’altra cosa.
Innanzitutto le previsioni dicono di una corsa tutta velocità ed emozioni, il che vuol dire successo assicurato e grande spettacolo da godere da parte della folla. Infatti in gara i primi diciannove giri sono densi di colpi di scena, di record che crollano di continuo, di sorpassi che lasciano col fiato sospeso, un duello tra Castellotti e Sighinolfi che emoziona e avvince. Fino al diciannovesimo giro, appunto, quando Sighinolfi deve ritirarsi per la rottura della coppa dell’olio.
Da quel momento la corsa diventa un monologo di Castellotti, poiché gli altri non sono in grado di contenere lo strapotere della Ferrari 2800 del lodigiano, che pochi giorni prima aveva vinto anche il Giro di Sicilia, lasciandosi dietro piloti ben più quotati di lui.
Bandiera bianca per Marzotto
Degli avversari delle prove non era partito Marzotto, per un guasto alla sua macchina in prova. Ed il ventenne rampollo della casata di Valdagno era rimasto ai box, attorniato da due stupende fanciulle. Che sia stato Paolo Marzotto a dar vita alle immancabili, tuttora, presenze femminili ai box dei piloti? Ma torniamo alla corsa che perde, dopo appena il primo giro per un incidente, Romano, Comotti, Lorenzetti e Pinzero.
In curva Romano, sbandando, capottava. Per evitare l’incidente, Lorenzetti e Pinzero andavano a finire contro un muro, mentre per Comotti si trattò solo della rottura della frizione. Per Romano, dopo lo spettacolare incidente, solo una lussazione ad una spalla. Prima che Sighinolfi si fermasse ai Box, Castellotti, al sedicesimo giro, fa registrare il tempo record di 2′ 21 ” alla media di km. 137,872.
In testa si forma una processione che vede nell’ordine Castellotti, poi Bianchetti a 4′, più attardati Carini (tutti su Ferrari) e Bordoni con una Osca 1100, che è quindi il primo della categoria inferiore. Finisce che Castellotti si impone per distacco, come si direbbe in gergo ciclistico, in lh.37’32″3 alla media di 132,863.
Lo spostamento nel calendario
La Coppa Oro viene spostata nel calendario della FIA, in ottobre. Forse per non pestare troppo i piedi al Gran Premio di Siracusa che fino all’edizione precedente si è disputato il giorno appresso alla Coppa Oro. Dalla primavera in autunno, perché in estate, in Sicilia l’unica attività sportiva consentita da madre natura è quella … in acqua, per sfuggire al solleone! In ottobre però si corre.pure un’altra classicissima, la Carrera messicana che alletta per tanti motivi, non ultimo quello economico, parecchi nomi di primo piano. Si riesce comunque a mettere assieme un lotto di concorrenti di tutto rispetto.
Viene anche modificata la formula della corsa che prevede la disputa di due batterie. Una per la categoria fino a 2000 e.e. e una per quella oltre 2000, e una finale cui prenderanno parte le prime sette arrivate di ogni categoria. Questo confronto tra le due categorie rappresenta un valido motivo di interesse per una corsa che è entrata da signora nel calendario internazionale ed è stata riconosciuta. valevole per il camponato italiano.
I nomi non mancano di attirare l’attenzione degli spettatori. Castellotti, Stagnoli, Scotti, Bordoni, Palmieri, De Oliveira, Chico Landi, Casella, Musso e tanti altri. Castellotti vuol fare il bis e si presenta a Siracusa con una Ferrari 3000 dodici cilindri. Gli risponde Stagnoli con una Ferrari 3 litri quattro cilindri, una vettura derivata dalla 2565 sperimentale.
La gara si annuncia per i due, oltre che come conferma per due vincitori di Coppa, anche per il collaudo di due vetture diverse. Nella categoria oltre 2000 ci sarà lo scontro Castellotti-Stagnoli su Ferrari, così come su Ferrari saranno gli altri, ad eccezione dell’agguerrito Franco Bordoni su Gordini 2300.
Scontro Maserati e ancora Ferrari nella categoria inferiore con un’altra Gordini, quella di Casella a cercare di inserirsi nella lotta per un piazzamento onorevole. Il fatto che siano venute a mancare due marche come Lancia e Alfa Romeo in quella competizione, non tocca più di tanto gli «aficionados» siciliani che corrono da ogni angolo dell’isola per vedere solo una bandiera su tutte; quella della Ferrari. E poi la Maserati sarà pur sempre un _ nome di prestigio in campo automobilistico! L’amore «a prima vista» tra Siracusa e Ferrari, continua nel tempo. Ed è una Ferrari che si impone ancora una volta.
L’imprevisto Casimiro De Oliveira
Non è quella di Castellotti, né quella di Stagnoli. Spunta fuori l’imprevisto del portoghese Casimiro De Oliveira su Ferrari 3000 che nella finale di 18 giri, pari a 99 chilometri fa registrare il tempo di 41′ 17″ 3 alla media non esaltante di 143,848. Segue Franco Bordoni su Gordini 2300 in 41’25″3. Poi Musso su Maserati 2000 in 41’47” 1 (primo della classe 2000), Giletti (Maserati 2000) in 42’20”, Piotti (Ferrari 3000) fermato al diciassettemimo giro, Luigi Bordoni (Ferrari 2500) anche egli fermato al diciassettesimo giro. Felice Ciancio (Maserati 2000) al sedicesimo 9iro, Serano (Ferrari 2000) al sedicesimo giro e Cacciani (Ferrari 2000) al sedicesimo giro anch’egli.
La corsa aveva visto qualche difficoltà, non ultima quella dello sciopero dei giornali, e ciò fu ritenuto un mancato «battage» pubblicitario dell’ultima ora. Al via Castellotti parte alla sua solita maniera, ma questa irruenza gli costa la gara, perché spacca il ponte posteriore. Stagnoli crede di aver via libera e cerca di mettere una buona distanza tra la sua macchina e quella di De Oliveira. All’ottavo giro «salta» una valvola del motore di Stagnoli e la prevista contesa a quattro Castellotti – Stagnoli – De Oliveira – Bordoni, si risolve in un monologo del portoghese, poichè Bordoni con la sua Gordini 2300 riesce solo a far suo il secondo posto.
Anni da ricordare con la Formula Junior e 2
Tornano le Lancia nella edizione del 17 ottobre ’54 della Coppa Oro, capitanate dal pilota del momento, quel Taruffi che in prova presenta subito il suo biglietto da visita con un 152,660 km/h di media, contro quella di 143,848 di De Oliveira dell’anno precedente. Nella classe inferiore si registra un altro «botto» per merito di Maria Teresa De Filippis.
La baronessina napoletana conclude le due giornate di prove nella classe fino a 1100, battendo il record di Sighinolfi, che resisteva da tre anni, facendo registrare un ottimo 2’29” 8/10 alla media di 132,176, contro i 2’30” 2/10 ed una media di 129,255 del vecchio record. Taruffi e De Filippis, quindi, un binomio che reg§l”e tutte le aspettative per questa quinta Coppa Oro Sicilia.
Ed in effetti comincia la De Filippis a vincere la sua prova con la Osca 1100, impiegando 38’11″2 a percorrere i 15 giri del circuito, pari a chilometri 82.500, alla media di 129,626, imponendo al secondo arrivato Rossi su Stanguellini, un distacco di 47″e 5/10. Nella classe oltre 1100, si impone, secondo previsione Taruffi che però deve faticare un poco a tenere a bada uno scatenato Scotti su Ferrari che si piazza a poco meno di l” da Taruffi.
Il pilota della Lancia, infatti impiega a percorrere gli 82.500 metri 34’21” 5/10 contro i 34’22″2/10 di Scotti. Nella finale, anch’essa di 15 giri per km. 82,500, scompare ben presto Taruffi per noie meccaniche, si impone Rossi su Fiat Stanguellini, con il tempo di 38′ 18″ 1 (tempo netto 37’35″6 alla media di 131’672 km/h). Maria Teresa De Filippis è sesta con il tempo di 39′ 18″ 5 (tempo netto 37’48″5).
Il primato della De Filippis
Il primato del nuovo record sul giro della De Filippis durò solo un giorno, perché in gara, nella classe fino a 1100, fu Giardini con la Osca 1100 a stabilire il nuovo primato al quarto giro con il tempo di 2’27″6 alla media di 134,146 km/h. Nella sua classe il romano Taruffi al secondo giro, fece in tempo a stabilire il miglior giro con 2′ 10″ alla media di 152.308 km/h. 29 settembre 1957. Dopo due anni di silenzio, ritorna la Coppa d’Oro Sicilia.
Difficoltà di ogni genere, tecniche ed organizzative, non tutte dipendenti dalla volontà degli appassionati cultori della corsa siracusana che deve fare i conti con il continuo rinnovamento tecnico in campo automobilistico, perché le maggiori case costruttrici preferiscono dedicare il loro impegno nella formula 1 e le piccole case non trovano sempre utile investire sulle macchine da corsa ed i piloti di categoria cominciano a scarseggiare.
La gara
I migliori sono anche loro attratti dalla formula maggiore, nella quale anche i guadagni sono più allettanti. In un modo o nell’altro si riesce a Siracusa a far ripartire una manifestazione che non poteva finire nel nulla. Si adegua la formula alle caratteristiche delle vetture in gara, e la corsa viene divisa in due serie di 18 giri ciascuna per un totale di 99 chilometri. La classifica finale verrà data dalla media dei tempi ottenuti da ciascun concorrente nelle due serie. La partenza della prima serie sarà data lanciata, quella della seconda serie sarà data da fermo con motore avviato.
Lo schieramento di partenza per la prima serie sarà disposto secondo i tempi ottenuti nelle prove ufficiali, quello della seconda serie secondo la classifica della prima serie. Sul circuito di Siracusa, però, non erano mai state effettuate gare per vetture di così piccola cilindrata (750 e.e.). Già nelle prove ufficiali Colin Davis lascia intendere di essere il più forte con la Osca corsa. L’unico cfie cerca di impensierirlo è Taraschi con una Giaur corsa.
Il tempo in prova di Davis è di 2’22″6 sul giro, al quale risponde Taraschi con 2’24″8. La media di Davis è di 138,849, quella di Taraschi è di 136,740. Il divario anche se piccolo, c’è. Diciannove gli iscritti con macchine da corsa e da sport. Oltre alle conosciute, almeno come marche, Stanguellini e Osca, ci sono nomi nuovi: Bandini, Giaur, Panhard, Moretti, persino una 600 sport guidata da Spampinato, certamente una vettura preparata in casa e non è la sola. La Classifica finale, lo ricordiamo, data dalla media dei tempi ottenuti nelle due prove, vede in testa Colin Davis a 36 giri ed il tempo di 1,27’48” 1 alla media di 135,302 km/h. Al secondo posto c’è Pirocchi con 36 giri in 1,30’52”.
Taraschi e Saccani, pur avendo avuto una somma di tempi migliore di Pirocchi, non riescono a completare, per un solo giro, l’ultimo percorso·. Tra le sport, l’affermazione di Leonardi su Osca, con il tempo di 1,30’36″9 alla media di 127,465. Giro veloce assoluto di Taraschi in 2’21” alla media di 140,425. Nella categoria sport è Leonardi che stabilisce il tempo di 2’31″1 con una media di 131,039. È un segno delle difficoltà che vivono le categorie minori, questa edizione della Coppa Oro che viene disputata «in extremis» nel calendario nazionale. Infatti la data è quella del 21 dicembre 1958, ma è pur sempre valida per il titolo italiano. La coppa d’oro è disputata dalla nuova formula junior, monoposto i cui fondamentali sono derivati da vetture omologate dalla FIA.
Molta perplessità tra gli organizzatori per questa nuova formula che non fa accorrere a Siracusa i nomi dei “big” ai quali si era abituati. Ma il primo a dare un pò di coraggio è lo stesso Renzo Castagneto, ancora una volta direttore di corsa, che è certo del fatto che la manifestazione non sarà inferiore alle precedenti.
L’equilibrio esistente tra tutti e diciannove gli iscritti viene quasi all’unanimità spezzato a favore di Taraschi, le cui imprese degli anni precedenti sono ancora ricordate. A Taraschi viene affiancato nei pronostici anche Siracusa, insieme a Saccani. Nella categoria sport (1000 cc) ci sono i nomi di Leonardi, Tarini e Lippi. Anche questa Coppa di corre in due manche, ognuna da 15 giri del circuito pari a 82500 chilometri. Classifica generale data dalla somma dei giri e dei tempi delle prove.
La storia di Carmelo Genovese
C’è un pilota che si chiama Siracusa tra i concorrenti, ma c’è anche un siracusano: Carmelo Genovese ‘SU Stanguellini, che nelle prove ufficiali fece registrare il quarto tempo in 2’29″2, dietro ai favoriti Taraschi, Lippi e De Sanctis, quest’ultimo costruttore della De Sanctis Special, unica vettura junior a motore posteriore che in gara, però, venne pilota da Lippi. Parlando di siracusani… eccellenti in questa settima edizione non possiamo non citare il biondo Matteo Sgarlata su Raineri che si alternò nelle due prove con un’altra nota figura di appassionato pilota da competizione siracusano: Pippo Ambrogio. Rileggendo l’elenco dei partecipanti, salta agli occhi e ai ricordi legati, non solo al circuito di Siracusa, ma a tutto il mondo automobilistico internazionale, un nome: Lorenzo Bandini.
Proprio nel giorno della gara, Lorenzo compie 22 anni e corre con una modesta Volpini. Uno dei più forti piloti del dopoguerra sognava già allora una Ferrari, che ebbe in Formula 1 nel 1962 e nel 1964 . Sarà ancora presente a Siracusa, nel Gran Premio con una Ferrari 6 cilindri con la quale stabilisce il nuovo primato sul giro in gara con l ’53″9 alla fantastica (per allora) media di 173’836. Verrà battuto sul traguardo dalla 8 cilindri Ferrari di John Surtees. Torniamo alla cc junior» di Siracusa.
Tutti o quasi sulla stessa linea di ipotetica vittoria, quindi i piloti di questa settima Coppa Oro. La selezione in gara diventa severisssima per il circuito molto impegnativo. Alla fine della seconda manche si sommano i tempi e i giri, e spunta a sorpresa in testa Luigi Zannini su Taraschi: tempo t0tale di 1.14’03”8 alla media di 133,669 km/h. Segue Zanarotti su Stanguellini a 46”, terzo è Bandini staccato di 4’9″. Fuori tempo massimo finiscono Lippi, Taraschi e Pirocchi. Un colpo d’ala e riprende quota la Coppa Oro in questa edizione con ventisette iscritti e con nomi che hanno fatto la storia dell’automobilismo internazionale: c’è ancora Bandini in questa edizione che si disputa il 4 novembre del ’59.
Gli altri
Poi ci sono anche il milanese Cammarota, Pirocchi, Genovese, Zanarotti, Branca, Muss, il palermitano Pucci, De Sanctis (costruttore e pilota), Maglione e tanti altri italiani. Nutritissima la «colonia» degli stranieri con Davis Grandsire, Pennyngton, Schatz, Calés, ed il tedesco brasiliano Bino Heinz. Prova unica su 30 giri del percorso, pari a 165 chilometri.
Il numero dei concorrenti viene ritenuto eccessivo e pericoloso per le caratteristiche del tracciato e viene presa la decisione di ammettere alla gara i venti migliori tempi delle due sessioni di prove. Cammarota la spunta in un rush finale su Bandini per un decimo di secondo e conquista, insieme a Bandini e Pirocchi, la prima fila.
La Coppa Oro del ’59 scrive forse una pagina memorabile di emozioni, di avvincenti colpi di scena, di impegno dei piloti, primo tra tutti Raffaele Cammarota, a cui sarebbe bastato un comodo terzo posto per vincere il titolo di campione italiano di categoria, ma che non volle fare calcoli utilitaristici e diede vita, insieme a Bandini e Pirocchi ad una lotta avvincente ed entusiasmante per chi ebbe la fortuna di assistervi. Ed erano in tanti, lungo il tracciato.
Venne calcolata la presenza di oltre trentacinquemila spettatori, venuti anche da oltre stretto. Trionfò, dunque Cammarota, battendo in volata Pirocchi e Bandini nell’ordine, e i tre diedero vita ad una battaglia che si risolse sul traguardo dove le tre macchine piombarono «ruota a ruota» a 200 all’ora! Primo Cammarota su Stanguellini Bardhal in un’ora 8’37″7 alla media di 144,255. Secondo Pirocchi a soli 2/10, terzo Bandini a meno di un secondo. La Stanguellini, oltre a piazzare tre suoi piloti nei primi tre posti, ottiene il quarto posto con Lippi, staccato però da un abisso di 9′ I O”, poi in ordine sparso gli altri otto superstiti, compreso il siracusano Genovese, finito al nono posto ad un giro.
Partiti 20, arrivati 12
Raffaele Cammarota si laurea a Siracusa campione italiano «junior» e riceve dopo la gara l’ambito trofeo, lasçiando un’altra impronta personale: quella del record sul giro in gara, battendo il precedente di Zanarotti di 2’23″3 alla media di 138,171, con il nuovo tempo di 2′ 13″2 alla «fantastica» media di 148.648.
Ancora formula «junior» alla Coppa Oro di Sicilia il 23 ottobre 1960. Ancora un terzetto che nelle prove «sfonda» il muro dei 2′ 13″2 di Cammarota dell’anno precedente, alla media di 150,114 che stabilisce l’inglese Colin Davis, tornato a ripetere le gesta vittoriose del 1957. Dopo Davis, con 2′ 11 “9 (ma stiamo parlando delle prove per l’aggiudicazione della pole position con tre concorrenti sulla stessa prima linea di partenza), c’è un altro assiduo frequentatore della Coppa Oro: Renato Pirocchi che stabilisce un tempo appena inferiore di 2/10 a quello di Cammarota.
Al terzo posto c’è il compianto Lorenzo Bandini che da Siracusa sembra voglia mandare chiari segnali a Enzo Ferrari perché lo chiami a Maranello. Bandini supera di appena due decimi di secondo il tempo record di Cammarota. Si può parlare di facile previsione per Dade in prova per l’eccezionale rendimento. La Osca junior di Davis è una derivazione della Fiat 1100 modificata dalla Maserati, ma lo stesso motore montano anche le Stanguellini, le Bardhal e le altre. Dunque si deve parlare di un felice connubio tra pilota e la tradizione Maserati. Dopo il trio dei favoriti principali, c’è il francese Grandsire pure su Stanguellini e, con una Osca come quella di Davis, ma a motore posteriore, fa la sua apparizione in Coppa Oro un’altra rappresentante del gentil sesso: l’americana Isabella Haskel.
Le cronache la descrivono bionda, altissima per una piccola monoposto come la junior. In macchina sfogia uno stile e sicurezza da far invidia ai colleghi maschi. Sarà sfortunata in gara, poiché sarà costretta al ritiro al dodicesimo dei trenta giri abituali. Su diciotto iscritti alla vigilia, partono già in dieci ed arrivano in otto, perché oltre alla Haskel, si ferma anche l’italiano Manfredini su Wainer al 20° giro. Dopo i primi tre arrivati, gli altri vengono fermati, chi ad un giro, chi a tre (come lo sfortunato Bandini) e chi a quattro come Bagnalasta, anch’egli su Wainer. Oltre un’ora di durissima prova per una gara che vede trionfare come previsto Colin Davis in 1,06’59″4 alla media di 147,783. Renato Pirocchi è l’eterno secondo di questa competizione, poiché si piazza alle spalle di Davis in un’ora, 7’17″8. Terzo il francese Calés a l ’35”. Il giro più veloce in gara è del vincitore Davis, che alla ventiduesima tornata stabilisce il tempo record di 2′ 12″ alla media di 149,999.
Le valutazioni di Lino Romano
“Gli assenti avranno torto» scriveva il caro e compianto Lino Romano, appassionato cantore sul quotidiano «La Sicilia», delle epiche gesta dei piloti sul Circuito di Siracusa. Ma gli assenti furono pochi, forse solo quelli che non trovarono posto nei campi lungo il tracciato e sulle gradinate dell’unica tribunetta, per accedere alla quale si pagava il modesto presso di 500 lire! Un folla immensa che forse presagiva di assistere all’ultima Coppa d’Oro. 25 ottobre 1965, dopo di quella data non ce ne saranno altre per questa avvincente corsa.
Il Gran Premio di Siracusa resisterà ancora fino al 7 maggio del ’67, poi il silenzio, se si eccettua la «Tre ore notturna» che si svolgerà fino al 1969. Perché la formula 2? Ce lo spiega Lino Romano nel servizio giornalistico delle prove:« … facciamo un salto indietro nella storia delle corse siracusane. L’ultima volta che a Siracusa si disputarono gare di F.2, fu nel 1960, nel G.P. vinto da Von Trips. Ma era una diversa formula due.
Le vetture erano messe in costruzione con la specifica funzione di macchine da corsa. Non solo, ma erano proprio quelle vetture che dovevano costituire la formula uno degli anni seguenti, quella di 1500 c.c., scaduta questa stagione. Vinse Von Trips, con Stirling Moss su Porsche, che si prese la soddisfazione di far registrare il miglior tempo sul giro, in 1 ’58″8. Le nuove vetturette di formula due nelle prove di oggi hanno sfondato, non solo il tempo di Davis di 2’12”, ma, nel caso di Clay Regazzoni e di Grandsire hanno abbassato il tempo di Moss rispettivamente 1’58″5 alla media di 167.088, e 1’58″6.
E Ghezzi ha superato anche lui il muro dei 2′, con 1 ’59″5. Quindi le premesse c’erano tutte per una «chiusura» da ricordare a lungo. Val la pena ricordare tutti e 14 i piloti che prendono il via in questa Coppa Oro.
Il piloti al via
Con il numero 2 Offenstandt su Cooper BRM; 4 – Drandsire su Alphine; 6 – Ghezzi su Lotus 32; 8. DaBo su Brabham Cosworth; 10 – Franchi su De Sanctis; 12 – Moser su Brabham Cosworth; 14 – «Tiger» (Romano Perdomi per la Scuderia Aretusa) su De Sanctis Ford; 16- Clay Regazzoni su Brabham Cosworth; 18 – Geki Russo su BW A; 20 – Belli su Brabham Cosworth; 22 – Facetti su BW A Lancia; – 24 Guy Ligier su Brabham Coswort; 26 – Winatier su Alphine; 28 – Willams su De Sanctis. Al via Regazzoni vuol mettere tutti in riga come è sempre stato nel suo temperamento di pilota, anche in F. l.
Il suo tentativo però lo porta ad uscire di strada e ritirarsi. La corsa perde un validissimo protagonista. Insieme a lui esce si scena Geki Russo. Poi comincia a venire fuori la potenza delle macchine e la perizia dei piloti. E la gente fu contenta lo stesso, perché, in fondo, a vincere fu uno svizzero ma con un nome italiano e di lingua italiana.
Subito si delinea il duello tra Moser e Grandsire, con Moser in testa tallonato dal francese, sino a quando, al quindicesimo giro, un «testacoda» di Moser, gli fece perdere la prima posizione, e da lepre divenne cacciatore, impegnando allo spasimo l’Alphine Renault del francese che, non volendo perdere la prima posizione, ci rimise … la macchina. Via libera, dunque a Moser che inanellò tutta una serie di giri da record. Iniziò con l ’57″4, per continuare cqn l ’57″2 e per finire al ventunesimo giro con un incredibile l ’55″7 alla media di 171,132! Poi Moser si dette una calmata.
Scomparso dalla scena Grandsire al 23° giro, e prima il temibile Regazzoni, non gli conveniva rischiare il motore nei diciannove giri rimanenti, ed il suo unico sforzo fu quello di tenere a bada il veemente tentativo di Ghezzi, su Lotus, che, molto onorevolmente, finirà a 7″ dal vincitore. Selezione durissima: i piloti che portarono a termine la gara furono solo in sei, e solo i primi due a pieni giri.
L’ordine di arrivo
Questo l’ordine di arrivo: 1 ° Moser su Brabham in 1,19’29″8 alla media di chilometri 166,044; 2. Ghezzi su Lotus in 1, 19’36”; 3. c’I’i ger» su De Sanctis a tre giri; 4° Bellasi su Brabham a cinque giri; 5. Venatier su Alphine Renault a sette giri; 6° Carlo Franchi su De Sanctis a otto giri. A Franchi bastò questo piazzamento per laurearsi campione italiano di Formula 2 per il 1965. Scende così il tramonto sul circuito di Siracusa in quel memorabile, mentre la folla abbandona lo scenario di una corsa che non sarà più ripetuta.