Capo d’Orlando – Naso, una gara bagnata e sfortunata
Corse di Ieri - Pubblicato il 28 Luglio 2020 - 16:48
Tratto da Sicilia Motori – Anno XII n. 3 (140) Marzo 1993
di Renato Cortimiglia – Riproduzione riservata
Con poca fantasia ma ricorrendo alla saggezza del vecchio refrain, Tano Cuva sentenziò: gara bagnata gara fortunata. “Nemo profeta in patria”.
La Capo d’Orlando-Naso, cronoscalata che in quella domenica 2 ottobre del 1966 esordiva nello scenario meridionale, sarebbe al contrario stata una gara sfortunata. Non per gli esiti della stessa, che anzi rispettando i pronostici della vigilia fu gara spettacolare ed avvincente, ma perchè rimase unica. Mai più fatta. I suoi pigmalioni, Mimmo Patti (Squadra Peloritana) e Tano Cuva (Pro Loco orlandina), archiviata quella prima edizione non riusciranno mai più a ripetere l’iniziativa.
Capo d’Orlando – Naso, realizzata sotto i migliori auspici
E dire che la Capo d’Orlando-Naso era stata concepita e realizzata sotto i migliori auspici e mai poi mai alcuno avrebbe potuto ipotizzare che la prima edizione non avrebbe avuto seguito. Innanzitutto il tracciato, otto chilometri per campioni da San Martino a Cresta, quasi disegnati apposta per una competizione automobilistica di velocità: un percorso magnifico, misto-veloce in alcuni tratti con tornanti mozzafiato nella fase centrale e conclusiva.
Manifestazione valida per la Coppa Fisa
In secondo luogo la manifestazione nonostante esordiente era valida per la Coppa Fisa, circostanza che indusse quasi tutte le scuderie siciliane e una calabrese a schierare il meglio delle rispettive forz.,e in quanto a vetture e piloti, ai quali si aggiunse una schiera nutrita di “non accasati”: 24 piloti la Scuderia Pegaso, 14 l’Aretusa, 11 la Squadra Peloritana, 7 la catanese Etna, 4 la Aspromonte di Reggio Calabria, 4 la Nissena, 1 fa Trapani Corse così come la Tre Cerchi, 2 la Bardahl di Firenze, 32 i “cani sciolti”. Complessivamente 105 iscritti. E tanti i nomi allora di grido, Latteri, Floridia, S Radafora, Capuano (favorito d’obbligo), Ravetto, Gambero, Patanè, Catalano, “Gordon”, Dolce, Romano, Troja La Mantia, Veninata. Il gotha dell’automobilismo siciliano non aveva saputo resistere al fascino indiscreto d’una gara nuova.
Le dichiarazioni pre-evento
E le dichiarazioni della vigilia furono in assonanza con l’evento per una città, Capo d’Orlando, che scopriva (o riscopriva?) la sua vocazione turistica ed affidava alla manifestazione motoristica le sue chances di notorietà preconizzando per la gara financo un futuro internazionale. Tano Cuva, vulcanico presidente della Pro Loco in quel 1966 diceva: “L’iniziativa è stata bene accetta da tutti i cittadini.
La prima edizione della Capo d’Orlando – Naso
La prima Capo d’Orlando-Naso avrà certamente un chiaro successo. Poter tenere a battesimo questa manifestazione è per me motivo di grande soddisfazione. Tutto ciò che si organizza nella nostra città riesce bene perchè troviamo la collaborazione entusiastica delle autorità comunali e dei giovani”. Nessuno in quella vigilia festosa e febbrile come un caravanserraglio orientale sapeva che piuttosto che la celebrazione d’una nascita si stava scrivendo un necrologio. La gara fu avvincente, diversa da quella che i pronostici avevano immaginato.
Giove Pluvio stravolse i rapporti di forza, scaricò più pioggia di quanto non avesse mai fatto nei giorni precedenti quella domenica diventata improvvisamente grigia e triste dopo i canti di gioia del sabato, la festa delle prove quando un cielo di berillo e gli ultimi tepori d’un’estate ostinata regalarono agli organizzatori l’illusione di condizioni atmosferiche favorevoli perchè la gente che si annunciò come una fiumana potesse godersi una stupenda giornata di sport.
La vittoria di Ferdinando Latteri alla Capo d’Orlando – Naso
Vinse Ferdinando Latteri, un redivivo si disse, il pilota che più degli altri in quelle condizioni dimostrò sangue freddo e saggezza di guida su un asfalto diventato di colpo come cosparso di sapone. Latteri vinse con una Giulia Gta: 6’13″9 il suo tempo sugli 8 chilometri di gara alla media di km/h 78,952. Fu la giornata che premiò le vetture della categoria Turismo, che più agevoli da guidare nelle proibitive condizioni di gara riuscirono ad avere la meglio sulle vetture sport e sport prototipo che di solito la facevano da padrone.
A fare da corona al successo di Latteri ci furono Dolce con la Mini Cooper, Riolo con la Lancia Fulvia, Romano con Abarth 1000. Il primo della categoria Sport fu Gambero, quinto, con una Abarth 1300 OT. Rimane il ricordo, rimangono foto scolorite dal tempo impietoso, rimangono sensazioni, emozioni mai dimenticate, promesse mai mantenute.
Una gara che potrà veramente definirsi irripetibile. Capo d’Orlando-Naso, prima e ultima. Cosa aggiungere? Fatalisticamente: ad ognuno il suo destino.