GIUGNO Carmelo, carriera cominciata per una scommessa
Campioni di Ieri - Pubblicato il 19 Marzo 2020 - 10:00
di Luigi Barbarino – Riproduzione riservata
Quindici anni di allori colti in ogni parte d’Italia culminati con la conquista di un titolo nazionale. Trent’anni passati a dirigere il settore sportivo della Scuderia Nissena. Dodici come Presidente della Commissione Sportiva dell’Automobile Club Caltanissetta. Ecco i trascorsi sportivi di Carmelo Giugno, pilota di spicco degli anni sessanta. E che ancora oggi è facile incontrare in giro per l’Italia nelle vesti di Commissario Sportivo Nazionale.
Una carriera che ha avuto inizio trentatré anni fa
La sua carriera di pilota ha avuto inizio ben trentatré anni fa. Eppure ancora oggi, nonostante gli anni passino, e rimasto immutato in lui quello spirito goliardico e quella grandissima passione che lo ha spinto, nel lontano 1957, ad indossare tuta e casco. «In quegli anni i piloti nisseni rappresentavano una larga fetta dei siciliani impegnati nelle gare, e alcuni di loro sostenevano di essere i migliori in circolazione.
Così tra i discorsi nei caffè o al circolo nacque una sfida tra i veterani ed io, che decisi di allestire la mia Fiat 600 in versione corsaiola e cimentarmi nelle competizioni. Ma il debutto non fu dei più fortunati, in quanta dovetti ritirarmi, durante il Giro di Sicilia, per la rottura del motore.
Cosi dovette passare un anno per ottenere il primo risultato, in coppia con Bartoccelli su una Renault 750, sempre al giro di Sicilia. Quando mi piazzai quarto nella classe 750 turismo.
Nel 1959 vennero i primi successi con la Fiat 600 che tornò ad essere il mio cavallo di battaglia. A cosenza nella Targa Busento arrivai secondo nella classe 700 che poi vinsi nella Montepellegrino. E alla Palermo-Bellolampo, mentre non andai oltre il terzo posto alla Coppa Nissena.
Il 1960 non fu un anno particolarmente fortunato, in quanta oltre a non riuscire a vincere nulla di importante, ebbi il mio primo incidente. Si correva la “Tre Ore Notturna” a Siracusa e un po’ per la stanchezza un po’ perche ormai la vettura era giunta al capolinea uscii di strada distruggendo la Fiat 600.
Così l’anno successivo cambiai vettura, passando ad una più potente Alfa Romeo T.I. Con la quale colsi due terzi posti alla Avola – Avola Antica e alla Montepellegrino».
Il 1962 di Carmelo Giugno
Così eccoci al 1962, l’anno di maggiori soddisfazioni nella carriera sportiva di Carmelo Giugno. «Dopa un inizio in sordina con una BMW 700 decisi di cambiare ancora vettura. Mi affidai ad una Alfa Romeo G. T. 1900, che, oltre ad essere una vettura potente, aveva una splendida tenuta di strada. E subito colsi un successo alla Targa Florio.
Allora la gara era valida per il Campionato del Mondo Gran Turismo. E vi partecipava gente come Graham Hill, Stirling Moss o l’idolo dei siciliani Ninni Vaccarella. Vincere la classe 2000, arrivando al ventesimo posto nella classifica assoluta ha rappresentato la più grossa soddisfazione della mia carriera».
E quello fu solo l’inizio, poiché con due vittorie a Sciacca ed Erice ed altri piazzamenti arrivò un riconoscimento importante. «Infatti alla fine della stagione mi laureai Campione Italiano nella classe 2000 G. T . Poi per un po’ di tempo non arrivò alcun risultato di rilievo, e addirittura fui più volte sul punto di ritirarmi perché anche la famiglia aveva bisogno di me.
Intanto avevo acquistato un’Alfa Romeo T.Z. 1600, con la quale tornai al successo nella Coppa Città di Enna del ’67, la prima di tre affermazioni consecutive sul circuito di Pergusa.
Di quell’anno ricordo con amarezza la Targa Florio, dove mi ritirai per protesta. I commissari volevano che la Alfa Romeo TZ 1 con testata a doppia accensione come la mia corressero con le TZ 2, ovvero i prototipi. Dove vi erano quattro vetture ufficiali della Autodelta che era impossibile battere.
Piuttosto che fare una cattiva figura preferii non partire. Il 1968 fu l’anno più prodigo di successi, con ben sei vittorie nella classe Sport 1600, tra le quali una ottenuta alla Cosenza – Montesauro. Inoltre andai a correre per la prima volta al Mugello, che non era la pista di adesso, ma un circuito stradale di 66 chilometri simile alla Targa Florio.
Gareggiai con una Moretti 1000 Sport Prototipo piazzandomi al quinto posto, e tornai in Toscana l’anno dopo, distruggendo la macchina contra una quercia. Dopa essere stato tamponato da “Riccardone” alla Futa. E quella non fu l’unico incidente occorsomi nel ’69.
Infatti già alla Targa Florio avevo distrutto l’Alfa TZ 2 che dividevo col pistoiese Bardelli. E in seguito saggiai anche i guardrail della pista di Pergusa alla Coppa di Enna».
Gli anni ’70
Arrivano gli anni ’70 e il binomio Giugno TZ 1600 è ormai una istituzione, e le vittorie nella classe 1600 Sport non fanno più notizia. «Ma ciò che importa e che iniziai a vincere pure in casa. Fino al ’70 infatti non mi ero mai imposto a Caltanissetta, avallando il detto “nemo profeta in Patria”.
Poi arrivò la tanto agognata vittoria alla Coppa Nissena che completò il mio palmares e che insieme al successo di Sortino e dell’Etna rappresentò quanto di meglio riuscii a fare nel 1970. La stagione successiva non iniziò nel migliore dei modi, dato che un guasto meccanico mi fermò a Cosenza e subito dopo presi una gran paura alla Montepellegrino. Mi trovavo nel punto più veloce del tracciato, a centoquaranta chilometri orari quando si staccò una ruota.
La macchina sembro impazzita ed andai a sbattere contra un muro di cemento, che comunque mi evitò conseguenze più gravi. Passato questo periodo nero tutto andò per il verso giusto, e potei conquistare le vittorie di classe a Erice, Sortino, nella Nissena e a Cosenza e un secondo posto alla Cefalù – Gibilmanna».
L’ultima stagione agonista di Carmelo Giugno
Si arriva così al 1972, ovvero l’ultima stagione agonistica. La vettura è sempre la stessa, ma non da lo stesso affidamento di una volta. Inoltre ci sono nuove sport più veloci e sicure e piloti giovani affamati di gloria.
«Ma soprattutto erano saliti in modo esponenziale i costi. Tra iscrizioni, gomme, revisioni al motore e alla vettura si spendeva un mare di soldi per una stagione. E non c’erano sponsor in grado di aiutarti. Infatti decisi che a fine stagione avrei smesso o cambiato vettura, vista che nel corso dell’anno ebbi ripetutamente problemi ai freni e la macchina non rendeva come prima.
L’unico successo del 72 lo conquistai alla Montepellegrino, e poi arrivai ben quattro volte secondo. Così a fine anno acquistai una Chevron 2000 per affrontare la nuova stagione, ma i costi erano lievitati e oltre tutto dovevo mantenere mio figlio all’università: e decisi di appendere il casco al chiodo.
Vendetti la Chevron al palermitano «Frank Mc Boden», smisi la tuta e intrapresi la carriera di Commissario Sportivo, diventando “Nazionale” nel 1981». Il modo migliore, forse, per restare in un ambiente che non è quello di una volta ma riesce a stregare ugualmente i veri sportivi.
E la grande passione di Carmelo Giugno ha finito per coinvolgere i suoi due figli Francesco e Maurizio, che prima si sono cimentati con discreti risultati in qualche gara e che ora sono Commissari Sportivi dell’Automobile Club di Caltanissetta.