Un giro in Targa con Nino Vaccarella al volante della Ferrari
Notizie - Pubblicato il 04 Marzo 2018 - 00:01
I ricordi del cronista con Vaccarella e la California Turbo
Ricevo una telefonata dall’Ufficio Stampa della Ferrari nella seconda metà del 2014. “Buongiorno, può farsi trovare nella Piazza del Duomo a Cefalù, domani a mezzogiorno in punto? Ci sarà una sorpresa per lei. Ci sarà ad attenderla una nostra incaricata con una tuta rossa del nostro marchio“. Incuriosito, ma non sorpreso mi reco all’appuntamento. E allo scoccare dell’ora X nel meraviglioso centro storico mi viene incontro una ragazza sorridente. “Buongiorno dottor Bajardi, può iniziare il conto alla rovescia…“.
E in lontananza avverte il sound inconfondibile di una Rossa. E’ la Ferrari California T, vettura sportiva gran turismo con carrozzeria cabrio-coupè, ad alte prestazioni. Al volante c’è Nino Vaccarella. “Sali Vincenzo, ti offro un passaggio sui 72 km del tracciato storico della corsa inventata da Vincenzo Florio“. Che gioia! La Casa di Maranello tornava al motore turbo dopo quasi 30 anni (l’ultima era stata la F40 nel 1987).
Il motore è un V8 da 3.885 cc dotato di due turbo con i quali raggiunge potenza massima di 560 cv ed una coppia di 755 Nm a 4.750 giri, potenza per litro di 145 cv e più potente di 70 cv rispetto alla California aspirata, accelerazione da 0 a 100 orari in 3″6, tetto velocistico di 316 kmh. In molti riconoscono Vaccarella e gli applausi non mancano. Vaccarella esce in fretta dal centro urbano e in un baleno raggiungiamo le tribune di Cerda dove ad attenderci c’è un fotografo. Da lì si alza l’ipotetica bandiera e via a spron battuto verso Cerda.
Vedere all’opera il “Preside Volante” è una emozione indescrivibile, pennella le curve come un pittore di vaglia, sfiora il volante con abile maestria, il cambio lo asseconda a meraviglia. Utilizza poco il sistema frenante in carboceramica CCM3 con abs sportivo. conosce a memoria ogni curva. Entra ed esce dai tornanti in modo perfetto. Una vettura che ha soddisfatto in pieno l’obiettivo che gli ingegneri Ferrari si erano posti per eliminare il turbo-lag e per il suono del motore è stato fatto un accurato studio che evoca le storiche Ferrari turbo degli Anni ’80 e grazie a particolari come lo scarico trifuso. Il fondo stradale è dissestato alquanto ma c’è il controllo della trazione F1-Trac.
Durante una breve sosta per esigenze fotografiche Vaccarella mi fa notare che con l’apporto di Pininfarina sono stati rivisti i fari anteriori e il paraurti e sulla fiancata si richiama la 250 Testa Rossa. Non ho nessun timore. E via di nuovo verso Caltavuturo, Collesano con la gente affacciata dai balconi quando si accolgono che c’è Vaccarella. Poi il rettifilo di Buonfornello, la distesa dei carciofi, Campofelice, la stazioncina ferroviaria di Cerda.
“La Targa Florio non è il Nurbungring con i suoi 1000 km – mi diceva Nino Vaccarella – non è Monza con il suo circo, non è Le Mans con la sua gente che aspetta, non è Daytona, non è Sebring, per ricordare alcune tappe del Mondiale Marche Costruttori. E’ una corsa unica, irripetibile con una penetrazione degli spettatori nello spettacolo, come nel Giro ciclistico d’Italia o al Tour de France.
Quando si correva la Targa mondiale c’erano 700 mila persone lungo il tracciato”. Di Florio ce n’è una sola, come scrivevano all’epoca Marcello Sabatini, Gian Paolo Ormezzano, Luigi Gianoli, Michele Fenu, Gianni Cancellieri, Paul Frere, Ferruccio Bernabò, Gianni Rogliatti, Eric della Faille, Bruno Nestola, Giorgio Gregori. Nino Vaccarella nato il 4 marzo 1933 nel suo albo d’oro vanta tre successi alla Targa Florio, una con Bandini e la Ferrari nel 1965, un anno prima firmava la 24 Ore di Le Mans, ha gareggiato come pilota ufficiale anche con l’Alfa Romeo.
Dopo 18 anni di attività, oltre 120 gare disputate, nove partecipazioni in F1, Cavaliere all’ordine e al merito della Repubblica italiana. Ha scritto un libro delle sue memorie. Molti anni addietro mi invitò ad un incontro a Caltanissetta del Panathlon, ancora non c’era l’autostrada. E’ inutile descrivere come arrivammo a destinazione in un tempo sbalorditivo fra lo stupore dei presenti. Ma guidare per lui era un divertimento in piena sicurezza.
Così anch’io nel mio piccolo ho usufruito del suo talento al volante. Un pilota di stoffa, acuto, velocissimo. Tanti auguri Nino Vaccarella, ricordandoti che da piccolo, all’asilo ero al Montessori, diretto da tua madre, in via Libertà.
Vincenzo Bajardi