Francesco Attaguile, il pilota-notaio dai tre pseudonimi
Notizie - Pubblicato il 21 Settembre 2016 - 15:22
Tratto da Sicilia Motori – Anno XXVI n° 7 (301) – Luglio 2008
di Edo Murabito
Per non inquietare i genitori, il gentleman catanese per correre ha dovuto utilizzare diversi “nomi di battaglia”: prima “Bollinger“, poi “Perrier” e quindi “M. Arriva“. Una puntatina anche in Formula 2 nel suo prestigioso palmares, composto piu che altro da cronoscalate Nell’atmosfera ovattata di uno studio professionale incontriamo un altro grande pilota degli anni ’80. Ricordate “Bollinger“, “Perrier”, “M.Arriva”?
Era sempre lui, al secolo e per l’anagrafe Francesco Attaguile. Oggi uno dei più affermati notai di Catania. Dal 1986 fa la spola con Roma per occuparsi della Cassa Nazionale del notariato, dove vi entrò inizialmente come componente del Consiglio Nazionale, per raggiungere col tempo i vertici sino all’elezione a Presidente.
Incarico che ricopre tutt’ora e che lo costringe a dividersi tra Catania e Roma; ma sopratutto un ruolo che lo “costrinse” a scendere definitivamente dalle auto da corsa. “Era impossibile – racconta Francesco Attaguile – conciliare le corse con lo studio e la Cassa del Notariato. Così a malincuore decisi di vendere l’Osella con cui mi ero divertito e mi ero preso tante soddisfazioni“.
Però è rimasto nell’ambiente.
“Sono tutto’ora affettivamente legato alla Scuderia Etna, del quale sono stato anche Presidente per qualche anno, e a tutto il mondo delle corse siciliano. Ormai non mi resta che seguire come spettatore le corse e lo faccio molto volentieri. Anche all’ultima Catania – Etna ero tra il pubblico“.
Francesco Attaguile, come è entrato nel mondo delle corse?
“Direi quasi per caso. Premesso che sono sempre stato un appassionato, nel ’74, venne a trovarmi nello studio, aperto da pochi mesi, Vito Coco, in quel periodo ai vertici dell’automobilismo isolano.
Il discorso scivolò ben presto dagli argomenti professionali a quelli sportivi. Vito, vedendo la mia grande passione per le corse, mi invito ad andare in scuderia. Da lì all’acquisto della prima Lancia Fulvia 1300 coupé, il passo e stato breve“.
L’esordio dove avvenne?
“C’era alle porte la S. Stefano di Gambarie in Calabria. Montammo in pochi giorni nella Fulvia il rollbar, il sistema antincendio, e quattro ammortizzatori e presi il via. Fu un’esperienza bellissima. Una grande emozione“.
Ha corso subito con uno pseudonimo? Ci racconti questa storia.
“Mio padre aveva una grande paura, stava in ansia. Così decisi di iscrivermi come ”Bollinger”. Quando ebbe sentore che sotto quel nome c’ero io. passai a “Perrier” e successivamente ancora ad “M. Arriva”. M. stava per Matteo in omaggio al mio meccanico Matteo Capuano”
Poi?
“Poi ci presi gusto e nel’75 comprai due auto in società: una Fulvia HF 1300 con Carmelo Muscolino, e una Ams con Matteo Vasta. Con la prima vinsi la classe alla Coppa Nissena.
Con la seconda cominciai ad assaporare il piacere delle “Sport” e infatti l’anno successivo comprai la Chevron B26 di “Amphicar”. Con questa vettura presi parte in coppia con Enrico Grimaldi ad una prova del Mondiale Marche (la “Coppa Florio” n.d.r.) disputata a Pergusa“.
Quindi il passaggio su un’Osella
“Nell’80 comprai un’Osella PAS e iniziai le grandi sfide con i big di allora: Benny Rosalia, Piero La Pera, Alfio Canino. Spesso ci piazzavamo davanti alle 2000“.
Infine il grande balzo sull’Osella 2000.
“Era l’82. Prima uscita alla Catania – Etna, arrivai a 2″ da Grimaldi, ma poteva andare meglio se non avessi accusato negli ultimi tornanti un cattivo pescaggio di benzina. Mi rifeci subito dopo alla Ponte Corace – Tiriolo dove il calabrese Pasquale Barberio aveva segnato il miglior tempo in prova seguito da Grimaldi.
In gara rovesciai il pronostico battendo per due soli decimi Enrico, con Barberio addirittura terzo. È stata una delle mie più belle vittorie. Grimaldi però mi restituì la sberla la domenica successiva alla Giarre – Milo riprendendosi i due decimi”
Non solo salite, ma anche pista, con un’escursione in Formula 2?
“Ho preso disputato parecchie gare di Campionato Italiano, andando a correre anche a Magione, Monza e Vallelunga. Qui feci anche il record della pista corta. Quella della Formula 2 fu un’esperienza unica e irripetibile. Nel 1983 in occasione del GP del Mediterraneo appunto di F2, Minardi, che era presente anche con Nannini, mi propose un telaio da completare con un motore 2000. Accettai di montare il mio motore sulla Minardi.
Considerata l’alta professionalità di quella categoria, sarebbe stato già un successo qualificarmi. Ci riuscii e presi regolarmente il via della gara. Ma tutto si esaurì dopo otto o nove giri per la rottura del motore. Quel giorno fu una festa per tutta la Scuderia Etna. Italo Cultrera, allora Presidente, noleggiò un autobus per portare i soci a Pergusa“.
La Targa Florio?
“Riuscì a disputarne tre edizioni. Nel ’75 con una Alpine gruppo 4; nel ’76 con una Opel Commodore Gruppo 7. In questa occasione qualificarsi fra i primi 70 ammessi alla partenza sarebbe già stato un ottimo risultato. Riuscii però a fare il giro “buono”, e partimmo dal 55esimo posto.
Con me c’erano Angelo Bonaccorsi ed Enrico Grimaldi. Nel ’77 invece avevamo una Alpine Renault A/110 di Gruppo 3, ma non ci qualificammo perché era finita la benzina fornita dagli organizzatori e non ci fu concesso di prenderla altrove; fra le inutili proteste“.
Le ultime gare nel 1986?
Esattamente con il Trofeo Uno Turbo, istituito dai Concessionari Fiat di Sicilia e Reggio Calabria. Fu anche questa una bella esperienza che prevedeva anche alcune partecipazioni nei rallies.Disputati queste gare con il navigatore Daniele Aiello“.
La ricordano come un perfetto gentlemen driver, era sempre pronto ad aiutare i rivali in difficoltà.
“Quando ho potuto ho sempre data i pezzi di ricambio a chi me li chiedeva, perche sono sempre stato dell’idea che gli avversari si battono sul campo“.
Ma la ricordano anche come un ritardatario cronico. Una volta è anche arrivato alla partenza fuori tempo. E vero?
“In una delle prime gare quando correvo con la Fulvia. Per depistare mio padre, uscii di casa tardi, dovevo andare a Sortino, ma arrivai quando la mia classe era già partita da un pezzo“.
Rimpianti?
“No. Semmai il rammarico di non aver potuto dedicare più tempo alla mia passione. Troppe volte sono arrivato sul tracciato di gara all’ultimo momento mentre i miei avversari provavano da giorni il percorso. Questa mi svantaggiava, ma la domenica lottavo comunque ad armi pari e davo filo da torcere“.
Identikit
Ai vertici anche nella carriera professionale Francesco Attaguile è nato il 26 novembre 1945 a Grammichele (Catania), cittadina famosa per le succose arance rosse. Laureate in legge all’università di Catania ha vinto il concorso per notariato nel 1973. Da allora ha lo studio a Catania in via Roccaromana 5.
Nel 1986 è stato eletto componente del Consiglio Nazionale del Notariato e successivamente Presidente della stessa Cassa Nazionale; carica che ricopre tutt’ora. Attaguile appartiene ad una famiglia molto in vista. Gioacchino, il padre, ha scalato i vertici della politica nazionale: è stato prima Sottosegretario delle Finanze e poi Ministro della Marina Mercantile.
Angelo, il fratello, è stato per alcuni anni presidente del Catania Calcio; un cugino, omonimo, Sindaco di Catania. Prima di approdare all’automobilismo, Attaguile ha sfogato la sua passione sportiva sui campi di calcio dove giocava come mezza punta.
Nel 1974 l’ingresso di slancio nel mondo delle corse; in pochi anni raggiunse i vertici delle più importanti gare siciliane, calabresi e nazionali. Ha preso parte anche alle ultime tre edizioni della Targa Florio di velocità