TODARO Nino, donne e motori per il suo “momento”
Campioni di Ieri - Pubblicato il 13 Maggio 2020 - 15:30
Trattto da Sicilia Motori – Anno VI – n. 19-20 (79 -80) Novembre – Dicembre 1987
di Giancarlo Felice – Riproduzione riservata
Nino Todaro con il mondo delle corse ha chiuso per sempre. Sono ormai quindici anni che ha tagliato di netto, ma già forse nella seconda parte della sua carriera gradualmente si e distaccato da un ambiente che, pur avendogli dato grosse soddisfazioni, non lo interessava più.
Oggi Nino Todaro ne parla come di un momento della propria vita, senza far trasparire alcun entusiasmo nel tracciare l’arco agonistico del suoi sedici anni di corse ricordando luoghi e piazzamenti, visto che in massima parte si tratta di successi.
Lo incontriamo nella sua villa di Solunto, immersa tra i limoni, dove vive con la madre e la sorella e con tre splendidi pastori maremmani. L’intervista nel pathio di una dependance, poco distante dalla villa paterna. Entra subito in argomento, quasi a non volere domande. Lo lasciamo fare.
La passione per l’automobilismo
«La passione per l’automobilismo l’ho sempre avuta, ma alle gare sono arrivato certamente in ritardo. Avevo ventiquattro anni quando debuttai. Il ritardo fu dovuto al fatto che mio padre non voleva assolutamente che corressi. Approfittai di una sua assenza e mi iscrissi con la sua 600 di serie ad una corsa vicino Palermo. Giunsi settimo a qualche manciata di secondi dal vincitore. Ritenevo di saper guidare e quell’esperienza mi fu utile, mi resi conto che i piloti non erano tutti fenomeni e che avevo le qualità per impormi»
E con suo padre?
«Quando rientrò a casa seppe la notizia. Si figuri che non mi rivolse la parola, ma la complice era mia madre che sapeva tutto di me, di quello che facevo, dove andavo a correre.
Con mio padre ho dovuto sempre bleffare e lui credo stesse al gioco. Per partecipare alla 1000 Km. di Buenos Aires, che, tra l’altro vinsi, dissi a casa che andavo a Cortina e per rendere più credibile li fatto facevo spedire cartoline da un mio amico che si trovava nella località sciistica. Sono convinto, comunque, che nonostante l’atteggiamento duro mio padre si compiacesse dei successi che andavo ottenendo».
L’esperienza di Nino Todaro al volante dell’Alfa Romeo Giulietta TS
Nino Todaro continua la chiacchierata ricordando gli anni e i successi. Siamo alla Trapani – Erice, sua seconda gara che corre con una Fiat 103. La vince. Così come vince di seguito la Tre Ponti – Castelnuovo a Padova, la Ponte Decimo-Giovi a Genova, la Bellolampo a Palermo.
«L’anno successivo guido – continua Nino Todaro – una Alfa Romeo Giulietta TS. È la stagione dell’ eterno secondo alle spalle del campione trentino Zimmermann. Corro la Opicina la Sassi – Superga, la Bolzano – Mendola, la Colle San Rizzo che vinco. Nel 1958 corro poco, ma debutto in Targa Florio con una Giulietta Sprint Veloce.
Gareggio in coppia con «Nessuno», cioè Ernesto Dagnino che adottava uno pseudonimo in quanto anche suo padre lo ostacolava nel gareggiare. Vincemmo la categoria e ci classificammo ottavi assoluti. Nello stesso anno bisso la Trapani – Erice su GTA e la Bellolampo con la 600 di un amico che voleva a tutti i costi un successo di quella macchina».
Il rapporto con la Ferrari
Nell’asola destra della giacca Nino Todaro porta un distintivo con il Cavalino rampante. È ferrarista sin da quando era piccolo, perche la Casa di Maranello è sempre la più ambita.
«La mia prima Ferrari è arrivata nel 1959. Ero a Milano e in un una vetrina vidi una magnifica GTO 250: la comprai per diciotto milioni e corsi subito I’Avola – Avola Antica. Dovevo farci la mano e mi classificai secondo, ad un centesimo dal vincitore. Da quel momento tutti successi: Montepellegrino, Coppa Sila, Frascati – Truscolo, la 1000 KM. di Buenos Aires – Temporada Argentina, la Fasano – Selva. Allora correvo con la Scuderia Mediterranea composta oltreche da me, da Antonio Pucci, Ernesto Dagnino e Francesco Arezzo».
La rottura col “Drake” e la Maserati
Ma con la Ferrari, meglio con Maranello, si verifica un attrito. Nino Todaro chiede al Commendatore una nuova GTO per gareggiare alla 24 Ore di Le Mans. Gli viene assicurata la vettura che, pero, non “arriverà mai”. Ed allora, indignato, passa alla Maserati. Corre con una Birdcage 2000.
«Non mi era piaciuta la presa in giro. Nonostante la Birdcage fosse una vettura alquanto fragile, per i miei gusti, vinsi ancora la Montepellegrino, la Trapani – Erice, la Colle San Rizzo. Alcune di queste vittorie le ho ripetute nel ’61 e ’62, ma cominciavo a stufarmi di una vettura cui addirittura una volta cadde li motore a terra».
Iniziano gli anni in cui Nino Todaro decide di correre soltanto quando ne ha piacere. Nel 1963 una sola gara: la Targa in coppia con Ferdinando Latteri a bordo di una Carrera 6. II co-pilota si ferma per un guasto.
L’Alfa Romeo e la Targa
«Nel 64 la stagione è appassionante. L’Alfa Romeo mi affida una TZl per correre la Targa e, nel frattempo doppio successo a Vallelunga nel “Criterium dell’Ora“, due manches di sessanta minuti. Ma torniamo alla Targa.
Un giorno mi telefona il comm. Dragoni, noto per essere stato direttore sportivo della Ferrari, il quale mi chiede se lo prendo a Punta Raisi. Lungo il percorso che dall’aeroporto va a Cefalù mi comunica che I’Alfa correrà la Targa con tre vetture TZl, ma essendoci a disposizione anche un muletto vuole affidarmelo.
Salgo sulla vettura e mi accorgo subito che il motore non va molto bene. Compio due giri del percorso e arrivo ai box. II pilota di punta dell’Alfa, Gianni Bulgari, noto gioielliere, confabula con gli altri due piloti ufficiali, ma non comprendo cosa dicano. A quel punto mi avvicino sia a Dragoni che a Bulgari per salutarli, convinto che per me non c’era spazio. Entrambi mi fermano e mi fanno sapere che ho girato a circuito aperto, con un tempo inferiore di tre minuti e mezzo rispetto ai tempi dei piloti Alfa e nonostante avessi i carburatori sporchi.
Bulgari afferma: “Se non corri tu, noi possiamo andarcene a casa”. Mi viene affidata addirittura la vettura migliore e in coppia con Pinto vinco la categoria realizzando il terzo posto assoluto. In gara faccio segnare un 43′ 11″ contro i 43’32” di Nino Vaccarella ottenuti due anni prima, ma a bordo di una Maserati 3000».
L’annata si presentava promettente, ma un banale incidente casalingo costringe Nino Todaro a portare il gesso alla gamba e ciò gli fa saltare la partecipazione alle corse per il Mondiale Marche come pilota ufficiale Alfa.
Il disimpegno dal motorsport
«Mi accorgevo che non avevo più gli stimoli iniziali – continua Nino Todaro – per cui mi dedicavo maggiormente al lavoro e diradavo la partecipazione alle gare che disputavo più come specchietto per le allodole, visto che avevo un rialzo di quotazioni presso il gentil sesso ogni volta che correvo. Cosi nel ’65 ho partecipato alla targa e per poco non ci rimanevo. Gas di scarico entravano nell’abitacolo dell’ Alfa per la rottura del collettore.
L’anno successivo andò meglio: a bordo di una Alfa TZ2 mi classificai quarto assoluto con Businello, nel ’67 ho fatto coppia con l’attuale presidente del Napoli Calcio, Corrado Ferlaino, ma lui si fermò lungo il tracciato. Ancora Targa l’anno dopo con una Alfa Prototipo tipo 2000 con Jackie Russo, non ho corso nel ’69, ho fatto una sola gara nel ’70 con la nuova Alfa 33-3 a Pescara e vinsi altre due gare per chiudere la carriera. Nel ’71 non la conclusi per un incidente che spacco in due la 33-3, ma neppure nel ’72 la corsa fu portata a termine con una 33-3 Prototipo».
La figlia Lella
Nino Todaro ha una figlia di 13 anni Lella, che sembra avere nelle vene la stessa passione del padre. Come il genitore che a nove anni già portava la macchina, la ragazza oggi conosce la «Mercedes» paterna a menadito.
E se Lella chiedesse di correre?
«Speriamo non lo dica mai – risponde – ma siccome ha il mio carattere sono convinto che se ha voglia di correre ci riuscirà. Per me sarebbe una grande preoccupazione, ma sotto sotto anche una grande soddisfazione»
Nonostante lo screzio con Maranello porta all’occhiello il Cavallino.
«Certamente. Ho un Testarossa ultimo modello e uno vecchio in miniatura. Qualunque pilota, dal meno bravo al più bravo, quando sente odore di Ferrari farebbe follie. lo allora rimasi male del fatto che mi promettevano il nuovo GTO e non lo mandavano mai. Avrebbero fatto meglio a dire subito che erano impossibilitati ad accogliere la richiesta. Chissà, forse sarei rimasto a correre con una Ferrari».
C’è stato qualcosa che non ha gradito quando correva?
«L’ambiente era simpatico, tutti amici, anche gli avversari. Forse l’unica cosa che mi mandava in bestia era quando i giornalisti scrivevano che avevo il box pieno di belle donne. Oggi devo ammettere che era cosi, ma allora ciò mi creava disagi in quanto non sempre era gradito a chi leggeva … »;
Oggi Nino Todaro sta per tagliare il traguardo dei 55 anni, portati con giovanilità ed eleganza, nonostante qualche ruga in più. Del mondo dei motori gli interessa solo la Formula Uno.
«Sono convinto che l’anno prossimo la Ferrari ritornerà ad essere la prima. Che soddisfazione ho provato con la vittoria di Berger: la Ferrari ha vinto proprio nella patria del motore Honda. Ciò significa che l’88 sarà l’anno del Cavalino».
La possibilità di rientrare
Non ha mai preso in considerazione un suo rientro?
«Ho sempre respinto le richieste, anche quelle a livello di revival. Quando decisi nel ’72 di non correre più ho abbassato per sempre la saracinesca al punto che, oggi, nel guardare le coppe vinte, le foto delle gare, sembra che non mi appartengano, tanto mi sono distaccato da quel mondo»