Tre ore Notturna

Tratto da Sicilia Motori – Anno V – n. 7 (132) Luglio 1992

Nove anni di novità per la Sicilia

L’avventura della «Tre ore Notturna» comincia il sei lu­glio del 1960. C’è attesa feb­brile aSiracusa nei giorni che precedono la corsa, l’autodromo inaugura la fase sperimentale della «nottur­na» che durerà dieci anni. Nove le edizioni disputate della «Tre ore Notturna» e quindi la conclusione a ma­lincuore dell’attività motori­stica al «circuito degli aran­ci». La prima edizione vede ai nastri di partenza 31 pilo­ti, con 21 classificati. Gabrie­le Lavaggi, su Alfa Romeo Giulietta, vinse su un altro si­racusano, Matteo Sgarlata, che gareggiava con una Fiat 1100 TV. Eravamo al cospet­to di un gruppo di giovanis­simi piloti, nel fiore degli an­ni più belli; li si vedevano sfrecciare a velocità sulle proibitive curve della Ma­donnina, Carpinteri, Bivio di Floridia e Canicattini. Ga­briele Lavaggi fu il trionfato­re in assoluto, dominando la corsa dal primo all’ultimo gi­ro. Da menzionare il giro più veloce per Giuseppe Iaco­no, su Alfa Romeo Giulietta, in 2’44″4 con una media ora­ria di 120,437 Km/h. Nella categoria minore piazzamenti di prestigio per Salvatore Calascibetta, nella classe 600-700, l’agrigentino Beppe Virgilio ed il catanese Nun­zio Barbagallo. Non si clas­sificò invece il palermitano Mariano Spatafora, ritiratosi al primo giro per un guasto alla vettura. Ottima l’organiz­zazione della corsa e straor­dinaria la partecipazione del pubblico.

Schieramento di partenza

Schieramento di partenza

 La seconda edizio­ne si disputò il l luglio del 1961. 54 i partenti e 36 i clas­sificati. Sul podio per il se­condo anno consecutivo l’augustano Gabriele Lavag­gi e per la prima volta alla ri­balta il pilota catanese Vito Coco. Le emozioni della cor­sa durarono fino alle prime luci dell’alba. «Una gara tira­tissima e vivace – scriveva all’epoca il collega Lino Ro­mano sulla «Sicilia» di Cata­nia – che riuscì a tenere in piedi per tutta la notte mi­gliaia di spettatori». Sette ore di corsa tra l’entusiasmo de­gli sportivi siracusani siste­mati sulle tribune e lungo l’a­nello stradale. Da ricordare l’impresa del siracusano Manlio Santuccio che con la sua Alfa Romeo Giulietta, tentò più volte di attaccare Vito Coco su Alfa Romeo Za­gato. Per un attimo ebbe la sensazione di aver ottenuto una valida rimonta ma alla fi­ne si piazzò in seconda posi­zione. Il distacco fra i due non fu mai inferiore agli otto secondi, perché Vito Coco mai permise di essere mi­nacciato da vicino. Delusio­ne per Alfio Gambero, un giovanotto poco più che ven­tenne nella sua prima appa­rizione nel mondo motoristi­co e per il messinese D’Ami­co entrambi squalificati. Il gi­ro più veloce fu sempre di Vito Coco in 2’20” alla media oraria di 141,428. Gabriele Lavaggi diede una grandis­sima dimostrazione di bravu­ra: proprio per un errore in partenza fu costretto a un piccolo ritardo, con uno spettacolare inseguimento il pilota riuscì a superare tutti nel breve spazio di tre giri, si portò in testa e dominò.

Francesco Patanè, vincitore nel 1963 e '66

Francesco Patanè, vincitore nel 1963 e ’66

Vi­to Coco, invece, partì per primo e tenne bene per tutta la corsa. A conclusione della seconda edizione si ebbe la necessità di rivedere la formula della gara, e su questo all’Automobile Club di via Foro Siracusano si trovarono tutti unanimi. Si approdò così alla terza edizione. Siamo nel luglio del 1962. Partono 37 macchine, solo in 22 tagliano il traguardo. Vin­ce Vito Coco per il secondo anno consecutivo, su Alfa Romeo Giulietta, con una media di 134,693. Alla par­tenza, data come a Le Mans, balzava in testa il catanese Coco, seguito da Beppe Vir­gilio, Mariano Spatafora e Manlio Santuccio. Grossa polemica alla vigilia della corsa tra l’organizzazione ed il presidente della scuderia Etna, Mario Pernice, per la mancata costituzione di una sottoclasse tra i gruppi 700 e 1000, allo scopo di consenti­re una più larga partecipa­zione di piloti alla «Tre Ore». Il circuito di Siracusa – rife­riva all’epoca Antonio Ac­cardi su Autosprint – si po­teva definire «stradale» semi­permanente, e godeva del privilegio di poter annovera­re tutti i tipi di curve: dalle velocissime, che i bolidi del­la formula Uno abbordavano in pieno, a quelle paurose della Madonnina; e di posse­dere un fondo stradale inec­cepibile, che addirittura Monza poteva anche invidia­re. La corsa fu turbata da po­lemiche, tanto è vero che trenta piloti preferirono di­sertare all’ultimo momento. Via libera per Vito Coco protagonista indiscusso del­la terza edizione. Pubblico delle grandi occasioni e buoni piazzamenti per Ma­riano Spatafora al terzo posto con la Fiat Abarth 1100, e Giovanni Rigano in seconda posizione. La corsa siracusa­na dopo tre edizioni era già diventata adulta. A Siracusa tutti aspettavano con ansia il mese di luglio per poter pas­sare una settimana vicino ai piloti, ai meccanici che arri­vavano dalla Sicilia e dalla vicina Calabria. il 4 luglio del 1963 si corre la quarta edizione. Al via sono 45 vet­ture, e si classificano poi in 34. Su tutti spicca un giova­ne di belle speranze di Augusta. Si chiama Francesco Patané ed è al volante di una Fiat Abarth, che precede tutti e sale sul podio con il 1° posto assoluto. Bebbe Virgi­lio con l’Alfa Zagato finisce al secondo posto, mentre in terza posizione si piazza Gio­vanni Rigano sempre su una Zagato. Il giro più veloce fu quello di «Gordon» in 2′ 18″ netti con una media oraria di chilometri 139,633. Tutto an­dò bene quella sera del 4 lu­glio, tanto che si ebbe la sensazione che la corsa potesse diventare nazionale. Un gran salto di qualità per l’or­ganizzazione e per la città di Siracusa. La quinta edizione della «Tre Ore» parlerà ca­tanese. Sboccia un nome nuovo nell’olimpo dell’auto­mobilismo siciliano e cala­brese. È quello di Alfio Gambero che mette in fila tutti i «big». Mariano Spatafo­ra, «vecchio» leone, finisce al secondo posto, mentre in terza posizione ritroviamo Francesco Patanè. La scuderia Etnea impone la legge del più forte a tutti gli altri concorrenti. Cinquantuno il numero dei partenti, classi­ficati 32. Alla ribalta sempre Alfio Gambero che riusciva a dominare in largo ed in lungo la competizione facen­do registrare anche il giro più veloce in 2′ 17″6, alla media di 146 orari. Un colpo di scena durante lo svolgimen­to della corsa.

Gabriele Lavaggi vincitore prima edizione

Gabriele Lavaggi vincitore prima edizione

Al 19° giro al­la curva Carpinteri la mac­china di Platania compiva un pauroso volo, fortunatamen­te senza conseguenze tragi­che per il conducente. Una gara segnata, e maledetta. Muore dopo due giorni di agonia un altro pilota catanese, Guido Sapienza, che con la sua Fiat Abarth nell’ab­bordare la curva della Ma­donnina si capovolgeva. Il pilota ancora in vita con la frattura della base cranica veniva ricoverato all’ospe­dale con prognosi riservata. Le condizioni apparivano disperate ed il pilota catanese dopo un giorno di agonia moriva. Dopo il primo lustro di vita la «Tre Ore Notturna» inizia una fase discendente, che poi si concluderà con l’archiviazione definitiva del 1969. Alla sesta edizione del 3 luglio 1965 partono solo di­ciotto piloti, su cinquanta iscritti, e si classificano solo in tredici. S’impone con for­za per il secondo anno con­secutivo il catanese Alfio Gambero, con la Simca Abarth che gira più veloce­mente di tutti in 2’20″06, ad una media oraria di 140,825. Alfio Gambero domina la corsa dall’inizio alla fine. Suo valido antagonista l’altro ca­tanese Vito Coco, al volante di una Giulietta Zagato, che non poteva assolutamente contrastare la Simca del vin­citore. A Gambero infatti è bastato accumulare un cer­to vantaggio per mantenere sino alla fine la sua posizio­ne di «leader» nella corsa si­racusana. Da segnalare il terzo posto del siracusano Giuseppe Midiri, con l’Alfa Romeo Giulietta che non è riuscito a farsi doppiare da Gambero. L’edizione successiva, la settima, non par­te sotto i buoni auspici. C’è polemica fra i piloti esclusi, il circuito degli «aranci» con­siderato un misto-veloce ri­chiedeva un’esperienza che i corridori di terza categoria non potevano aver acquisito. Trentuno i partenti, ventidue i classificati, la corsa viene intestata a Guido Sapienza, lo sfortunato pilota catanese deceduto tragicamente nel corso della quinta edizione. Francesco Patané, su Abarth, vince seguito da «Harca» e Matteo Sgarlata su Lancia Flavia. Il giro più ve­loce è invece del siracusano Sebastiano Andolina, su Abarth, in 2’11″1, con una media oraria di 151,030. La corsa siracusana si avvia quindi ad acquisire il titolo nazionale. L’ottava edizione si corre il sei luglio del ’68. Già nel ’67 si pose fine al Gran Premio di Siracusa con la vittoria di Scarfiotti e Par­kes su Ferrari. Il sipario ca­lò definitivamente sull’auto­dromo in cui avevano gareg­giato piloti come Ascari, Villoresi, Fangio, Moss, Musso, Castellotti, Surtees, Clark e Lorenzo Bandini. Rimaneva la Tre Ore notturna, una cor­sa da non far morire. Gli or­ganizzatori aprirono quindi le frontiere ai piloti del nord Italia, al fine di rendere più competitiva la corsa. Ci fù il salto di qualità. La Tre Ore per il primo anno fu valida per il campionato nazionale della montagna e per la Coppa CSAI. Partirono 35 macchine e 23 riuscirono a tagliare il traguardo. Vinse Ennio Bonomelli, con la Por­sche 911 S, in lotta per tutta la corsa con il pilota «Ypsilon», sempre su Porsche 911 seguito da Giancarlo Ronda­nini. Le tre Porsche dettaro­no leggi su tutte. La «Tre Ore» finì per parlare «un dia­letto lombardo – piemontese». Solo un pilota catanese, Nun­zio Barbagallo riuscì ad en­trare in classifica con una vit­toria di classe, per tutti gli al­tri fu un vero e proprio disa­stro. Si arrivò all’ultima edi­zione. Già a Siracusa nel mondo motoristico vi era aria di smobilitazione, can­cellato il Gran Premio da due anni, rimaneva solo la corsa in notturna. All’ Aci non si persero d’animo ed orga­nizzarono la nona edizione con le stesse modalità di quella precedente. Si iscris­sero 58 piloti, presero il «via» in 38 ed arrivarono al tra­guardo in 25. Dominatore as­soluto della corsa il palermi­tano Armando Floridia; su Porsche 911 vinse la corsa su Vito Coco e Paolo Monti, compiendo il giro più veloce in 2′ ll” netti, alla media di 151 orari. L’impresa di Flori­dia viene considerata una ca­valcata solitaria contro il tempo, visto che nella pro­pria categoria il pilota paler­mitano non ebbe pratica­mente avversari. Fu anche la corsa dei ritiri. Subito do­po il «de profundis». Estate 1970 la commissione di vigi­lanza sui pubblici spettacoli ritenne inadeguate le misu­re di sicurezza del circuito e quindi non autorizzò lo svol­gimento della competizione.

Santo Gallo

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